Ottobre. Ore sette. Sta facendo buio ma l’ultima luce della sera ti riempie gli occhi mentre l’aria fredda dell’autunno ti entra nei polmoni, congelandoteli. Sei solo, e guardi le luci della città davanti a te. Le note di “You Fail Me” partono. Due accordi dilatati e oscuri si diffondono nell’aria. Successivamente, la furia hardcore. Emozioni, delirio, tristezza. I Converge puntano al cuore in questo disco: le prime parole urlate nella seconda canzone, “First Night”, sono “….this is for the heart….” con una carica emotiva che non può non coinvolgere. Rabbia hardcore, come abbiamo detto. Poesia e dolcezza nella violenza sonora. Pochi se lo possono permettere: i Converge sicuramente. Le urla strazianti del singer si sposano meravigliosamente con tempi serrati, al fulmicotone e riff da manicomio. Un uomo che chiede aiuto nel silenzio gridando “…you fail me…”, come in “Hope Street”, senza ricevere risposta. Una tecnica esecutiva incredibile. Forse il disco migliore dei Converge ma non il più adatto per chi non li conosce: bisogna allenare l’orecchio ai riff allucinati del chitarrista Kurt Ballou e allo screaming non lineare del cantante. La ricerca sonora e sperimentale si conclude con il precedente “Jane Doe”, con “You Fail Me” si inizia un cammino nuovo, più lineare (se di linearità si può parlare, ndr) e scarno. Più sostanza insomma. Linea guida che si può evincere direttamente dalla copertina, ad opera del singer Jacob Bannon, noto grafico americano. Uno sfondo nero sul quale risalta una mano scheletrica contornata di rosso. Basta.
Autore: Andrea Belfiore