Con “I Fantastici Quattro” si va ad aggiungere un nuovo capitolo a quella saga remunerativa e, oramai, abusata dei comix movie. Stavolta tocca a Tim Story tradurre in pellicola uno dei fumetti più famosi. Per farlo ha avuto a disposizione un budget di cento milioni di dollari. Il risultato, come prevedibile, rende molto di più sul piano degli effetti speciali che sulla struttura narrativa. La storia viene presentata in maniera piuttosto inconsistente, per poi degenerare in una commedia che sfiora alternatamente superficiali registri drammatici e le situazioni buffe della sit-comedy.
Già dai primi fotogrammi non è difficile profetizzare chi saranno i supereroi del film e quali ruoli si spartiranno nella scontata intelaiatura della trama. Il pretesto che deve giustificare la genesi dei quattro paladini viene dallo spazio. Reed Richards (Ioan Gruffudd), scienzato squattrinato, scopre che un’onda energetica, molto simile a quella che permise la vita sul nostro pianeta, costeggerà di nuovo il nostro pianeta. Lo scopo della missione sarebbe quello di studiare da vicino questo fenomeno e trarne delle riflessioni che potrebbero propiziare un’evoluzione scientifica e medica. A finanziare questo progetto c’è il suo ex-compagno di classe Victor Von Doom (Julian McMahon), da sempre invidioso di Richards per la sua vivida intelligenza, tanto da rubargli la seducente compagna Sue Storm (Jessica Alba). Sarà anche questo antagonismo ad inasprire il rapporto tra i due. Al sempliciotto Johnny Storm (Chris Evans), che diventerà la “torcia umana”, si aggiunge il personaggio (forse) più pregnante del film, Ben Grimm (Michael Chiklis). Partiti per la missione spaziale, i cinque non ritorneranno mai più come prima, perché una volta in orbita saranno investiti dall’onda che altererà la loro struttura genetica. Da questo momento in poi, il film si trascina illustrando la vita insolita dei vari personaggi, impegnati ad affrontare una nuova versione di se stessi, una nuova identità. Sarà solo Van Doom, ridotto sul lastrico dopo il fallimento della missione, a mutarsi in un vero e proprio “vilain”. Tutti gli episodi che articolano questa parte della storia, sembrano però un insieme sconnesso di eventi, raccontati in modo farraginoso dalla sceneggiatura avara di sfumature psicologiche. Quello che più abbassa i toni è sicuramente la storia d’amore in cui Jessica Alba viene utilizzata come scialba bellona di turno, dopo che in “Sin City” aveva interpretato una brillante rivisitazione della figura femminile nel mondo del fumetto.
Tra le poche note positive c’è soltanto il personaggio Ben Grimm, che riesce a rendere bene il suo status di “monstrum”. Interessante che “La Cosa” – questo il soprannome dell’uomo di roccia interpretato da Michael Chiklis – riesca a trovare la propria dolce metà in una non-vedente, un po’ come Eric Stoltz in “Dietro la Maschera” di Peter Bogdanovich. Che sia una citazione voluta ?
Autore: Roberto Urbani