You’re Welcome, settimo album dei californiani Wavves, ci presenta un gruppo che negli anni è cresciuto tanto, ma ha scelto di non abbandonare il proprio approccio musicale di partenza, un garage molto college oriented, declinandolo in varie direzioni, mantenendosi in questo modo giovane, scanzonato, pazzerello, ancora una volta, e tendenzialmente per sempre, come Peter Pan.
A questo giro, in effetti, in taluni passaggi – il punk rock, il power pop, qualche inciso emo, gli assalti fuzz, i chorus in falsetto, la musica da spiaggia, il lo-fi e l’indie ciondolante – la band segue i canoni precisi dei generi di riferimento quasi ponendosi dei paletti da sola, malgrado bisogna dire che ciascun brano sia un potenziale singolo da manuale del punk pop.
Nathan Williams è un giovane maestro del garage – ricordiamo che dopo la morte dell’indimenticabile Jay Reatard, i musicisti di quest’ultimo confluirono nei Wavves, quasi come ideale passaggio di consegne… – e conosce ogni stilema di questo genere; ed infatti, come detto, in You’re Welcome i Wavves, con sincera passione, guardano ogni tanto indietro alla storia dei propri generi musicali – surf compreso – in un gioco un po’ manualistico, in ogni caso con grande padronanza tecnica e di scrittura; tuttavia il disco non lascia un segno profondo, e ciò che resta è una sensazione di euforia un po’ effimera, laddove le stesse sistematiche stilettate contro Donald Trump appaiono molto prevedibili ed innocue.
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autore: Fausto Turi