Nato nel Ghana settentrionale, terra rurale tormentata dalla siccità confinante a Nord col desertico Burkina Faso, King Ayisoba dà oggi una svolta alla propria produzione musicale realizzando un quinto album ambizioso da presentare alla ribalta internazionale con ospiti importanti, su tutti sua maestà Lee Scratch Perry, che mette le mani su ‘1000 Can Die‘ conferendo alla seconda parte del brano un carattere mistico. Disco ricchissimo di elementi, vera e propria fotografia dell’Africa moderna che musicalmente rielabora l’etnica tribale, i suoi archetipi della natura, i simboli, i riti, in una dimensione espressiva di volta in volta urbana, consapevole, elettronica, politica, aggressiva.
In 1000 Can Die dunque si ritrovano schegge di afro beat, hip-hop, griot, congo-tronica, garage rock, etnica e jazz, ma è soprattutto lo stile ad incantare: i toni sono sempre sopra le righe, Ayisoba esterna i propri testi in maniera frontale, voce ringhiosa e stile quasi hardcore mentre col suo strumento a due corde, il kologo, antenato del banjo, imbastisce ritmi il più delle volte semplici, serrati ed ossessivi che assieme alle percussioni di pelle e di metallo, fiati di legno, ad altri strumenti a corde e ad incursioni impreviste elettriche ed elettroniche costruiscono musiche estremamente compatte – ‘Wekana‘ – in questo senso lontane anni luce dalla musica etnica più olografica e rassicurante della Costa d’Oro.
Qui di mite c’è ben poco a cominciare dal brano d’apertura intitolato ‘Africa Needs Africa‘, un titolo un programma, singolo della riscossa, accompagnato da un crepuscolare videoclip girato tra villaggi e città, che inizia con le note di un synth, tanto per mettere le cose in chiaro subito. Ricca di colori poi ‘Grandfather Song‘ è un brano per solo voce e kologo, ed assieme a ‘Ndeema‘ forma i momenti di quiete apparente del disco, ma è nel trittico ‘Dapagara‘, ‘ Wine Lange‘ e ‘Anka yen Tu Kwai‘ che ravvediamo il vertice del lavoro: le solite basi ritmiche semplici e ripetitive sulle quali montano di continuo innesti sonori imprevedibili che si richiamano l’un l’altro in un continuo, vivace gioco cui è possibile solo abbandonarsi.
Ci siamo persi le date italiane di inizio Giugno di King Ayisoba, ma ci segniamo il nome, nella speranza di poterlo intercettare di nuovo da queste parti, prima o poi.
https://www.facebook.com/kingayisobaofficial/
autore: Fausto Turi