Si è conclusa la dodicesima edizione del festival più importante del sud Italia.
Il Carpisa Neapolis Festival a racimolato oltre 25 mila presenze.
Tre giorni (più quello con i Soulwax e Two many dj’s a fine maggio a Licola) di grande musica e divertimento per il festival più importante del sud nonché uno dei più importanti in Italia.
Oltre 25mila persone hanno riempito, in questi tre giorni, la Mostra d’Oltremare, location azzeccatissima, spettacolare e suggestiva, apprezzata sia dal pubblico che dagli artisti.
Imperdibile è stata la prima giornata, che vedeva i Massive Attack come headliner, supportati dalla tanto attesa reunion tra Almamegretta e Raiz, con l’apertura affidata ai giovani salernitani Paranza Vibes.
Gli Alma hanno dato il meglio di sé, alternando pezzi nuovi ai grandissimi successi dei primi album, con la voce di Raiz a scavare nei cuori dei 6mila che hanno riempito l’Arena Flegrea. Non si esclude una loro reunion, dichiara Raiz: “qualora ci fossero nuovi stimoli a creare cose nuove, perchè no!”
I Massive si sono ancora una volta dimostrati uno dei migliori gruppi al mondo, e ancora di più a Napoli, città d’origine di Del Naja che, tifosissimo del Napoli, si è aggirato nel backstage tutta la giornata con una maglietta di Lavezzi addosso, tra un commento su Russotto e il mercato della società partenopea e la speranza di essere chiamato da De Laurentiis a scrivere l’inno della sua squadra del cuore. Robert Del Naja nel backstage incontra amici e parenti e giù con le frasi di rito: “mia madre, oggi al telefono, mi ha raccomandato tanto di non dimenticarmi di invitarvi al concerto e di salutare zia X e zio Y“.
Il 23 è sbarcato a Napoli uno dei gruppi che ha fatto la storia del rock mondiale: i R.E.M..
12mila persone hanno riempito lo spazio antistante il Teatro Mediterraneo, per ascoltare quelli che ormai sono diventati inni da cantare a squarciagola. La band di Athens è stata protagonista di un’esibizione mozzafiato; non si è fermato un attimo Michael Stipe, cantando e contorcendosi come solo lui sa fare, cercando quanto più possibile il contatto col pubblico, fino a scendere dal palco, quasi a toccare i fan.
Sala massaggi, sala meditazione, latte e yogurt di capra con tanto di chef australiana al seguito e richieste esplicite di bidoni per il riciclo di carta/vetro/plastica, e una confenzione da 50 bicchieri biodegradabili (cosa che a Napoli è molto complicato trovare ;-). Infine o stage la sfilza di piccoli dinosauri di gomma, adagiati sulle tre casse di amplificatori Vox di Peter Buck, che accompagnano in tour il gruppo e il grande chitarrista.
Queste le cuorisità che hanno anticipato l’arrivo dei REM, un entourage professionale e amichevole supportato dai responsabili dell’agenzia italiana che erano più tesi di una corda di violino. Ma i Rem & Co. erano felici di Napoli, dell’accoglienza, del buon umore e della buona cucina.
Ad aprire il concerto sono stati i giovani inglesi These New Puritans, che si sono dimostrati uno dei gruppi più freschi di questa era rock.
Il pubblico deve ringrazie Bill, il manager dei REM,, per aver concesso loro di suonare tutto il tempo previsto e con la disposizione on stage preferita.
Da notare come i These New Puritans siano l’unico gruppo extra a suonare durante il tour italiano dei Rem.
Intensissima, infine, è stata l’esibizione degli Editors, grande realtà del panorama rock mondiale.
Forse troppo cupi anche nella vita, nel backstage non si sono proprio visti…
La giornata del 24 è stata dedicata alla grande musica italiana.
Uno dei gruppi più bravi e alla moda del momento, i Baustelle, hanno aperto la giornata con un concerto energico. Il gruppo di Montepulciano, in gran spolvero, ha dato il via a una giornata intensa e pazza, che ha rispecchiato le personalità che si sono alternate sul palco.
Le innumerevoli date su è giù per lo stivale e cambi di tournisti hanno aiutato il trio a perfezionare il loro stile e la loro tecnica, esecuzione migliore rispetto all’ultimo concerto visto a Napoli in inverno. Avranno imparato a suonare?
Dopo i Baustelle, infatti, toccava ai Bluvertigo, che, però, per problemi logistici sono stati costretti a spostare il concerto, e a suonare dopo Elio e le storie tese, ritrovatisi catapultati sul palco quasi all’improvviso. Ma trovare gli Elii impreparati è impossibile e così il concerto, come sempre, si è trasformato in uno show incredibile, con Elio che non si è fermato un attimo, arrivando alla fine del concerto quasi stremato.
Frecciate non risparmiate ai Baustelle, “sono troppo eleganti, più di noi” e “mio cugino mi ha detto che una volta Morgan si era perso in tangenziale”… il riferimento è esplicito rispetto alla non curanza di una star italiota che fa i porci comodi suoi.
La chiusura del Neapolis, quindi, è toccata inaspettatamente a un’altra reunion, quella dei Bluvertigo.
Attesissimo il ritorno di Morgan e compagni a Napoli, un tuffo al cuore risentire pezzi che hanno caratterizzato l’avanguardia degli anni 90, un tripudio per i fan che li hanno attesi trepidanti fino a mezzanotte; attesa non vana visto lo spessore dello show del gruppo.
Morgan alle 19.00 era ancora a l’Aquila, dovendo suonare alle 21 circa potete immaginare che la cosa era impossibile. Elio & co. hanno mandato giù la notizia anticipando il loro show hanno evitato una lunga attesa ai poveri fans di Morgan.
Mi sa che sta volta Morgan ci rimette le penne, o meglio Livio, Sergio e Andy gliela faranno pagare e a detta loro: “non crediamo che il progetto possa ancora continuare!”
Si è intravista nel backstage anche Irene Grandi (ca**0 ci fa questa qui???), che ha avuto ottime parole per il cartellone e la location.
Un appuntamento, quello del Neapolis, che si ripete ogni anno e, ogni anno dà sensazioni nuove, raccoglie diverse generazioni, abbattendo le barriere dell’età e dando vita a una rassegna che riesce a rinnovarsi a ogni edizione.
Un festival che cresce di anno in anno, cercando nuove sinergie, con l’unione, quest’anno, della musica col cinema e la letteratura (con le due presentazioni dei libri che hanno fatto il pieno e la soddisfazione del tanti appassionati).
Il Neapolis ringrazia gli artisti, gli addetti ai lavori e soprattutto il pubblico che permette a questa manifestazione di continuare a esistere.
Da oggi si comincia a pensare alla nuova edizione, la XIII, sperando di venire sempre incontro al gusto di chi ama la musica, quella buona.
Autore: red.
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