Dopo aver dato voce per un decennio al duo dei Pan Del Diavolo, Alosi (Pietro Alessandro) giunge a generare il parallelismo solista, inaugurandolo con l’opera prima “1985” osando, attraverso 10 tracce, un’evidente rimettersi in discussione puntando, stavolta, su miscelazioni di rock, wave e punk, in cui il folk del passato non viene mai (ri)chiamato in causa.
Un azzardo? Non proprio, in quanto solo con un fitto background da musicista, autore e producer come il suo (collaborazioni con Pelù, Motta, Craig Schumacher, Simoncioni, Zen Circus e molti altri) si può vincere una scommessa visionaria in 40 minuti d’ascolto. All’ingresso, ci attende la single title-track, con un ronzinante guitar-work che serpeggia con passaggi testuali nostalgici, mentre “666” si tinge d’incalzante grigiore, in cui il mood percepito si allinea con l’urgenza espressiva di mister Alosi. Nell’ “Hotel” albergano, ora, chitarre ruvide e taglienti, che alzano di una bella spanna l’asticella dell’indie-rock, in una prigione di scariche elettriche. Invece, “La mia vita in tre accordi” è quel grintoso strale pop-rock che ci sta a fagiolo, per non tirare troppo la corda percussiva in un percorso con scarsi respiri. Infatti, è già ora di tornare a pedalare a manetta in “Imparare a cadere”, con schegge narrative perforanti. E, dopo aver agito con sfiancanti pressing esecutivi, ecco che il Nostro converge nella ballad che non t’aspetti leggendo il titolo: altro che “Rumore”!
Turbinio di riffs filo-arabi fanno da premessa a “Destinazione Marte”, incernierati in un chorus da cine-thrilling che farebbe gola ai Goblin per una soundtrack color…Argento. C’è sempre nella lista qualcosa “Di nuovo”: centrato compromesso tra riflessione e frenesia e sempre in bilico tra pacatezza e ribellione. Poi, brillano “Comete” in fitta astralità elettrica, irradiando bagliori tormentosi e l’artista siciliano tocca apici espressivi di non poco conto, graffiando nel calembour del titolo, foneticamente inteso anche come comparativo di uguaglianza (Come-te): ascoltare per credere.
“Solo e vivo” è magnetica ed avvincente ponderazione cosmica per sigillare l’opera con ceralacca di qualità. Infine, per chi avesse ancora un languorino nello stomaco, può spiluccare una traccia aggiuntiva (“Sabotatori”) dalla versione vinilica dell’album. Insomma, “1985” lancia la sua credibile candidatura a scatenare un “hype” rilevante promuovendo, con caratura viscerale e testualmente avanti , l’estro di Alosi come fosse guardiano ed attento osservatore delle profondità del bosco umano , alla continua ricerca della nostra potenziale identità, passata e futura: Diavolo di un Pan…
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autore: Max Casali