Nel loro quarto lavoro i danesi Iceage danno una svolta definita al loro sound. In “Beyondless” hanno abbandonato la vena più grezza e sfrontata del punk per intraprendere quella di un post-punk molto intellettuale e che deve molto a quei gruppi che vanno da Nick Cave & The Bad Seeds ai Gun Club, passando per the Beasts of Bourbon e soprattutto per Richard Hell e i Iggy Pop.
I dieci brani in scaletta, tutti azzeccatissimi, sono strutturati attorno ad una matrice blues malata e deviata ma con molte variabili grazie alle quali non risultano mai derivativi. L’uso di fiati e violini non sono più degli episodi isolati ma diventano parte integrante del sound. Esempio lampante è la tensione che emerge nel brano “The day the music dies” molto vicina alle intenzioni del Re Inchiostro. Tuttavia, ad essere tesa e greve è anche la tiratissima “Catch it” nella quale tornano alla mente degli At the Drive-In rallentati.
L’unico brano nel quale Elias Bender Rønnenfelt canta in modo leggermente sguaiato come nel passato è “Plead the fifth”, con le chitarre che lavorano alacremente sullo sfondo e il ‘fantasma’ di Nick Cave, in questo caso, è alquanto ingombrante. Con “Hurrah” il gruppo si lascia andare all’unico episodio post punk veloce compulsivo e ansioso e colpisce l’ottima riuscita del rhythm’n’blues di “Pain killer” con alla voce Sky Ferreira.
Un lavoro che capita a proposito, soprattutto per noi che viviamo in Italia, poichè i danesi con questa produzione internazionale mettono a nudo tutti i nostri limiti in termi di mercato discografico.
http://iceagecopenhagen.eu/
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autore: Vittorio Lannutti