I Verdena nascono nel 95, nel ‘99 il loro primo l’album “Verdena”, prodotto da Giorgio Canali degli allora CSI. Seguono molti passaggi su Mtv ed esibizioni sui palchi dei festival rock italiani più importanti. Il secondo album “Solo Un Grande Sasso”, prodotto questa volta dal leader degli Afterhours Manuel Agnelli, esce nel 2001, mentre nel 2004 arriva il terzo disco, “Il Suicidio Del Samurai”, il primo totalmente prodotto dal gruppo stesso. A fine 2006 viene annunciato il quarto disco della band, che esce a marzo 2007 e si intitola “Requiem”. Ritornano nel gennaio del 2011 con il quinto capitolo discografico “Wow”, un doppio album composto da ben 27 canzoni. Nel gennaio di quest’anno è uscito “ENDKADENZ vol. I” e per questo siamo con Roberta Sammarelli alla quale rivolgiamo alcune domande, una sorta di resoconto in attesa del secondo volume dell’album e del nuovo tour primaverile e in attesa di quello estivo. Queste le prossime date live: 28 Marzo – Pordenone Il Deposito, 31 Marzo – Cosenza – Teatro Auditorium Unical, 01 Aprile – Pulsano (TA) Villanova, 03 Aprile – Fontaneto d’Agogna (NO) Phenomenon, 04 Aprile – Siena Sonar, 10 Aprile – Brescia Latteria Molloy – SOLD OUT, 11 Aprile – Ravenna Bronson – SOLD OUT, 17 Aprile – Grottammare (AP) Container, 18 Aprile – Perugia Urban, 23 Aprile – Lugano Studio Foce, 24 Aprile – Livorno Cage, 25 Aprile – Genova Festival Supernova, 27 Aprile – Trieste Teatro Miela.
La prima cosa che salta agli occhi è che nei primi due album vi siete affidati a due produttori artistici molto importanti nel panorama italiano mentre da marzo 2007 avete intrapreso una produzione discografica completamente in autonomia. Come mai questa scelta?
Nei primi due dischi, vuoi perché eravamo molto giovani, non avevamo le capacità per farlo da soli. C’erano comunque dei brani registrati da noi su quattro piste: abbiamo sempre avuto questa passione di registrare. Accumulata l’esperienza, ci siamo chiusi nel nostro studio e da lì abbiamo iniziato a auto-produrci artisticamente, registrando in autonomia. Questo ci ha rallentato un po’ perché abbiamo potuto sperimentare di più, abbiamo passato più tempo a provare. In uno studio esterno è difficile passare più di un mese per produrre un disco, sarebbe una spesa eccessiva starci di più. Noi abbiamo sfruttato il nostro spazio fino all’ultimo.
Infatti in Wow ci sono ben 27 canzoni e in estate pubblicherete un secondo volume di Endkadenz per un totale di quanti brani?
Ventisei brani, tredici sul primo e altri tredici sul volume che uscirà.
Insomma ve la prendete con comodo con le release ma producete tantissimo…
A ben vedere non siamo neanche così fuori dagli standard: è vero che arriva a quattro anni da Wow che arrivava dopo tanto da Requiem, però sono album doppi, abbiamo lavorato sul doppio dei pezzi sui quali normalmente si lavora.
Quest’album è stato quasi un parto, tantissime ore al giorno in studio e tantissimi brani. È vero che avete aspettato tanto a causa di un guasto al registratore?
È stato un parto gemellare! (ride) Abbiamo lavorato sui ventisei brani insieme e solo alla fine abbiamo deciso di dividerli. Abbiamo avuto dei ritardi a causa di problemi tecnici perché usiamo materiale un po’ delicato. Le apparecchiature analogiche richiedono moltissima manutenzione e i tecnici che lavorano su queste macchine sono pochissimi e quando c’è un problema non è così immediato risolverlo.
È stata una decisione vostra o della Universal di uscire con due release? Una cosa abbastanza tipica soprattutto per il mercato italiano.
È stata una proposta della Universal che non avrebbe voluto pubblicare un unico album perché sarebbe durato troppo, circa due ore.
Partiamo dal titolo “Endkadenz”e arriviamo al retro della copertina, con l’immagine di un uomo che entra con la testa in un timpano da orchestra. Cosa volevate rappresentare con queste scelte?
Quello è l’endkadenz! Praticamente abbiamo preso un’illustrazione, trovata in un libro di percussioni di Luca, dove c’era quest’omino chinato su uno strumento. Abbiamo letto la didascalia e abbiamo capito cosa fosse, un movimento del timpanista. Allora l’abbiamo riprodotto fotograficamente e l’abbiamo pensata come copertina solo che alla fine c’era qualcosa che non ci quadrava e quindi è diventata il retro.
La vostra carriera: avete venti anni di storia! I Verdena esistono da tantissimo tempo, con tanti dischi e soprattutto tanti concerti alle spalle. Non siete più la band di giovani rockettari di Bergamo che ogni anno devono imporsi e convincere il pubblico. Come senti questi 20 anni di registrazioni, di tour e, soprattutto, avete preso coscienza del fatto che siete ormai una colonna del rock italiano?
No, in realtà non ci pensiamo molto. Se ci riflettiamo sì, venti anni di carriera significa automaticamente che non abbiamo più vent’anni. Ma noi facciamo le cose più o meno allo stesso modo, ovviamente abbiamo un po’ di maturità in più.
Infatti ci sono molte novità in questo disco: utilizzo degli ottoni, assenza di seconde voci e maggiore distorsioni dei suoni. Che esigenze avete assecondato con queste novità?
Semplicemente sono richieste del nostro istinto. Quando torniamo in studio abbiamo sempre bisogno di qualcosa di nuovo, anche solo di nuovi arrangiamenti. Quando sentiamo qualcosa che abbiamo già fatto lo mettiamo da parte perché ci annoia, vogliamo trovare sempre nuove strade, nuovi suoni, nuovi modi di cantare o nstrumenti che usiamo.
Questa vostra forza continua a generare nel vostro pubblico e nei vostri detrattori (qualcuno ancora dai tempi di “Valvonauta” e del video su Mtv) un doppio sentimento di odio e amore.
All’interno dei nostri fan ci sono le fazioni: i fan di un disco, i fan dell’altro, fra un po’ forse verranno alle mani! (ride) Del resto non ci interessa. Abbiamo costruito il nostro percorso anno dopo anno, disco dopo disco. Quello fa parte del passato. La musica andrebbe ascoltata con le orecchie. Penso che ci siamo guadagnati il rispetto di chi ci diceva che non saremmo durati dopo il video su Mtv. Qualcuno ha cambiato idea.
Cosa manca in Italia per vivere completamente di musica? Festival? Club? Mercato?
Tutto questo. La cosa che mi dispiace di più è che mancano i club. A Bergamo non ci sono posti dove far suonare i Verdena: o posti troppo piccoli o il palazzetto coi posti a sedere. Bisogna andare a Milano o a Brescia.
Quest’inverno siete in tour, ce ne sarà un altro in estate, vero?
Certo, questo è incentrato sul volume I e in estate sarà incentrato sul secondo volume. In realtà è già un miracolo aver fatto questo. Fino a due giorni prima del primo concerto siamo stati sette ore in sala prove a provare i pezzi. Però è bello perché siamo in giro per club in nove date tutte filate. Tra marzo e aprile suoneremo soltanto nei weekend. Toccheremo tutta l’Italia.
Prendendo a prestito il titolo di un brano “Vivere di conseguenza” contenuto nel vostro lavoro, secondo i Verdena qual è il “vivere di conseguenza” quando si sposa il valore della legalità?
Domanda difficile! Ma interessante. Forse la legalità è coerenza.
Concisa e puntale! Grazie Roberta, noi ti ringraziamo per essere stata con noi. Ciao!
Ciao a voi. A presto.
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autori: Giulio Di Donna, Valentina Cozzolino, Luigi Oliviero.