A cinque anni da “Exister” il gruppo della Florida pubblica il nono disco in studio. Dopo aver superato il trauma di due rotture, rispetto alle quali hanno dimostrato di essere resilienti e di essere stati in grado di ripartire, gli Hot Water Music devono affrontare un altro problema: la dipartita del chitarrista, Chris Wollard, lo scorso novembre. Ora chi vi ho aggiornato sugli ultimi problemi del gruppo passiamo all’analisi di “Light it up”: il disco è piacevole, ma non decolla mai. Il problema non è tanto la sensazione che suscita di ‘un già sentito’, dato che il punk ormai è quello e difficilmente si può trovare qualcosa di innovativo, ma è la stanchezza che traspare da queste dodici tracce.
Sono rappresentati quasi tutti i sottogeneri nati attorno all’hardcore melodico e a questo disco manca il quid. Con il primo sinoglo “Vultures” evocano il punk settantasettino ma la melodia risulta ingombrante tanto che penalizza brani con un buon piglio punk-rock come “Rabbit key”, tanto da farlo sembrare un outtake del primo Tom Petty che col punk non aveva niente a che fare. Quando il gruppo poi si stabilizza sull’asse del hardcore melodico classico e serrato non si avvicina mai neanche alla produzione minore degli Husker Du (“Complicated”, “High class catastrophe”). Probabilmente “Light it up” è un disco di passaggio, per cui se il gruppo prosegue il suo percorso deve decidere la direzione da intraprendere in futuro.
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autore: Vittorio Lannutti