9 dita per 9 composizioni al piano: nasce così Screws, l’album che Nils Frahm scherzosamente dedica alle quattro viti inserite nel suo pollice dopo l’incidente (piuttosto goffo per la verità) che lo ha visto rompersi il pollice dopo una caduta dal letto a soppalco.
Le 9 composizioni, in cui si avverte l’impossibilità di usare le mani normalmente, diventano occasioni per sperimentare un minimalismo estremo, con musiche che si compongono non di accordi ma di singole note.
Forse anche per questo i pezzi hanno tutti il nome delle 7 note, oltre a you e me, che significativamente aprono e chiudono l’album. Salvo la track 7, La, e pochi altri momenti, l’ascoltatore assiste allo spettacolo, perché davvero di spettacolo uditivo si tratta, di sentire sensazioni e colori sprigionare da singole note premute una alla volta, l’esatto contrario dell’orchestralismo e della sinfonia.
Il non ancora trentenne berlinese ne approfitta per raccontare se stesso, perché minimalismo qui vuol dire intimismo (l’ultimo pezzo, Me, è simbolico in questo senso), un intimismo che è un mettersi a nudo di fronte ai fans (You, la prima melodia, è dedicata a loro), che a detta dell’autore stesso lo hanno aiutato molto a uscire dalla gabbia di noia in cui inevitabilmente si è dovuto rinchiudersi per via dell’incidente.
Rispetto all’album di esordio, tutto giocato su accostamento del piano ai synth e ai rumori, e al successivo, dove già il piano si andava affermando come protagonista, qui siamo all’assoluto dominio dello strumento, senza nessun altro ausilio musicale: una scelta imposta non tanto dalla condizione menomata, quanto dalla ricerca del pianista, che anche attraverso le collaborazioni con Olafur Arnalds e Peter Broderick, (gli altri cavalieri di questo “ritorno all’antico” mediante il piano) punta sempre di più verso la semplicità e l’immediatezza, verso l’essenza di quello che è il suono delle corde di pianoforte.
Così facendo Frahm si avvicina più che mai agli alfieri di casa nostra di questo stile, Allevi e Einaudi, e potrà trovare quindi ancora più strada tra i fan del nostro paese che già lo hanno accolto a Brescia e Roma per la presentazione del tour.
Per uno che non ha ancora trent’anni, e che ha scelto una strada musicale tutt’altro che facile al giorno d’oggi, non è davvero poco. Soprattutto con un dito in meno.
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