Mi sono portato a lungo il pregiudizio per cui bisognasse cercare comunque a New York per trovare l’hip hop così-come-deve-essere. Sicuramente chi viene da South Bronx o da qualche parte del Queens o di Harlam è agevolato nel rendere al meglio lo spirito di strada di cui questo genere è sempre stato portavoce, ma anche lontano dal fiume Hudson abbiamo di che le nostre orecchie possano saziarsi. Molto lontano.
Un salto a San Francisco. Giusto per ricordarsi che la California musicale non è solo Los Angeles (anzi, considerata anche San Diego, lo è sempre di meno). Dalle parti del golden gate da quasi 10 anni imperversa una sorta di Copernico dell’hip hop, uno che anni or sono, per veder uscire il celebre “Endtroducing”, emigrò in Inghilterra, da quelli della Mo’ Wax, giusto per far capire che l’americo-centrismo del rap di qualità era al capolinea. Parlo di Josh Davis, meglio noto come DJ Shadow e titolare, anche da prima del citato disco, di un progetto discografico “finalmente” domestico (Frisco-based, appunto), la Quannum Projects.
E’ per Quannum che esce “Later That Day”, esordio “finalmente” solista di Lyrics Born dopo l’accoppiata con Lateef the Truthspeaker e i compiti di produzione per i Poets of Rhythm. E’ una scena molto attiva e produttiva quella di Frisco: Blackalicious, Latyrx, Maroons, Cut Chemist, Tommy Guerrero, tutti più o meno accasati alla Quannum, tutti più o meno presenti in questo disco a passarsi il microfono. E a contribuire perché “Later That Day” sia un gran disco, nonché un bell’aggiornamento su ciò che vale e che merita di andare avanti nel controverso e pluricipite mondo dell’hip hop.
Già, Lyrics e gli altri sono ben consapevoli che è inutile lanciare il guanto di sfida sia al mainstream, sia ai colleghi di sponda atlantica della Def Jux. Se le vedessero loro, ognuno a suo modo, tutte quelle sporche faccende di crimine e violenza metropolitani. Se lo tenessero per sé l’hardcore e i suoni “duri”. Lyrics Born va oltre il NY-style, sfruttando anche le basi, le radici di questo: il funk, il soul, la disco. Finanche il reggae (in ‘Love Me So Bad’).
“Later That Day” è un campionario di groove rotondissimi, di beat praticamente suonati, di falsetti e vocalist del gentil sesso piombate qui direttamente dalla disco-age. E’ dancehall senza mezzi termini, è lirica, metrica, prosa, scioglilingua, suono urbano che trascende la retorica della metropoli per entrare nel suono puro, senza contesto. Senza sconfinare nell’abstract hip hop, Lyrics Born fa un disco rap, così come lo si apprende direttamente alla “vecchia scuola”. Tutto il menu della black music è qui servito, per saziarvi senza mai stufarvi. Garantito.
Autore: Bob Villani