La band canadese di Chester Hansen e Alexander Sowinski (priva ormai dal 2012 dell’altro fondatore, Matthew Tavares), già vincitrice di due Grammy, arrivata al suo sesto album sembra aver dato una svolta alla sua produzione: se fino ad ora aveva combinato una impostazione jazz con atmosfere hip hop, adesso sembra svoltare verso il post rock. Nel panorama fin qui dunque dominato, per quanto riguarda il post rock strumentale, da Mogwai e Explosions in the Sky, i Badbadnotgood vogliono far capolino, e vogliono dire qualcosa di importante: questo sembra almeno il messaggio dell’esordio del sesto disco Talk Memory, e soprattutto del primo singolo a cui hanno affidato il lancio, Signal form the Noise, che è decisamente un brano post-rock. Lungo, elaborato, suggestivo, profondo, nei suoi 9 deliziosi minuti mette addirittura in secondo piano il sax di Leland Whitty (che nelle tracce finali finisce per prevalere) per dedicarsi a chitarre e archi e disegnare atmosfere suggestive, appena appena contaminate di progressive. Nelle prime note del singolo, addirittura sembrano echeggiare i Pink Floyd.
Stessa cosa per Unfolding, dove però il sax comincia a giocare parte più importante e fa capolino la batteria jazzata di Sowinski.
City of Mirrors invece è puramente e profondamente jazz, mentre Beside April a fronte di una batteria tipicamente jazzata lascia intravedere di nuovo atmosfere post rock, soprattutto per i fraseggi di chitarra.
Love Proceeding è poi un brano festoso, pop, orchestrale, forse il brano più completo del disco dal punto di vista strumentale, ed è una melodia assolutamente gradevole che non eccede nei virtuosismi.
La restante parte del disco torna sulle sonorità più tipiche della band di Toronto: Open Channels, Timid Intimidating e Talk Meaning sono totalmente e decisamente jazz e sperimentali, con Open Channels che sceglie di non far nemmeno comparire la chitarra.
Nel suo complesso, il sesto disco dei Badbadnotgood rimane nel solco della loro discografia fin qui compiuta: una discografia coraggiosa, perché conquistarsi successo di pubblico e critica con il jazz e guadagnarsi due Grammy non è cosa da poco. I tre ragazzi dell’Ontario hanno saputo guadagnarsi rispetto, e col sesto disco giocano a contaminare, inserendo trame musicali, soprattutto nei primi pezzi, che vogliono confrontarsi con rock, post rock e progressive.
Ne viene fuori un disco ibrido, molto contaminato, che potrà piacere ai più proprio per questo. Tecnicamente, non c’è bisogno di dire che il sax e la batteria prevalgono in (quasi) ogni canzone con le loro fughe e giochi di trama musicale. Da questo punto di vista i 9 minuti di Signal from the Noise rappresentano più di un singolo: il pezzo è proprio un manifesto di questa contaminazione cercata, e ben riuscita, tanto da renderli pressocché unici nel panorama musicale attuale.
https://badbadnotgood.com/
https://badbadnotgoodofficial.bandcamp.com/album/talk-memory
autore: Francesco Postiglione