Prosegue l’empatico sodalizio artistico tra Flavio Ferri (ex Delta-V) ed il cantautore Olden (Davide Sellari) per mettere a segno un altro colpo vincente con “Cuore nero”, nuovo album per l’artista umbro (ma di stanza in Catalogna) che, stavolta, opta per un’evidente sterzata stilistica che, di certo, non fa rimpiangere il precedente “Prima che sia tardi”.
L’impronta di Ferri al banco di regia di “Cuore nero” è molto più accentuata, visto che (in più occasioni), unisce la sua firma a quella di Olden per certificare un ventaglio di 9 brani molto più viscerali ed estranianti, tra cantautorato ed espressività noir-wave e che schiude la sua identità proprio con la titletrack , dall’andazzo cupo e litanico con sofferenza sotto pelle, mentre nel singolo “Per diventare un fiore” esplode un netto grido di sofferenza per anelare un senso di rinascita che sembra, spesso, chimerico da raggiungere. Il mood ferale di “Kaddish” è chiara testimonianza di come lo spirito di Olden grondi di pathos in chiaroscuro, sperando di “Rinascere altrove”, in qualche angolo nascosto dell’anima, provando a stanarlo con dolcezza pianistica e decisionismo vocale. Invece, con “Ari la donna ragno” il Nostro sembra non voler obliare completamente agganci col passato, sfoggiando crismi più tradizionali, mentre “Oceani” s’immerge nelle acque di un Moltheni più struggente ma, ormai, la traccia top “Le nostre vigliacche parole mancanti” è alle porte e bussa con le nocche della guest-star Pierpaolo Capovilla, straordinario comprimario per esaltare toni drammaticamente dotti e filo-paranoici, con tanto di ghigno beffardo in coda.
A chiudere il cerchio tocca all’apocalittica “Più veloce di un saluto”, avvolta in sonorità torbide ed incessanti. “Cuore nero” è sicuramente un’opera fascinosa, lugubre ma reattiva, dolente ma dolce, guarnita da tanti ingredienti in agro-dolce, capace di (ri)tagliarsi una bella fetta di artisticità alternativa, che darà ancor più lustro ad Olden, ormai pronto e maturo sulla rampa di lancio definitiva.
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autore: Max Casali