La terza serata del Pomigliano Jazz Festival di quest’anno ha regalato, ai fortunati che erano presenti, una serata speciale, fuori dall’ordinario. Il concerto, mistico e affascinante, è immerso in una location misteriosa e spirituale ed è animato da un artista che non smette mai di stupire, che più di ogni altro riesce a comunicare, dal palcoscenico, e a coinvolgere all’insegna della delicatezza interpretativa, sostenuta da musiche vibranti e ancestrali, costellate di ritmi da pizzica e taranta. Vinicio Capossela regala a Cimitile, nella cornice delle Basiliche Paleocristiane, lo spettacolo “Le vie dei santi“, un viaggio nella tradizione e nella spiritualità, attraverso le vite di santi e uomini antichi, che con le loro esistenze hanno nutrito la cristianità. Il nome dello spettacolo allude all’opera di Chatwin, “Le vie dei canti” e le Basiliche Paleocristiane diventano emblematicamente simbolo di una cristianità arcaica, perché proprio in quel luogo si incrociarono tre percorsi, tre vie, nelle vite di San Paolino da Nola, San Gennaro e San Felice. Lo spettacolo di Capossela è un meraviglioso trattato di etnomusicologia e antropologia insieme, un viaggio nella cultura popolare, nella quale i santi rappresentano da sempre il tramite tra cielo e terra, nella loro vicinanza agli uomini. Ad affiancare Capossela sul palco della terza serata del Pomigliano Jazz Festival, un concentrato ensemble di musicisti: Vincenzo Vasi (theremin, campionatore, marimba), Alessandro Stefana(chitarra, banjo, armonio), Dimitri Sillato (violino), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Mauro Ottolini(tromboni, flauti, conchiglie), Zeno De Rossi (batteria) e la partecipazione straordinaria di alcuni membri storici della Banda della Posta. Capossela racconta le vie che hanno portati i santi a raggiungere la santità, quella sciagura per l’uomo comune che per il santo diventa fortuna, martirio, miracolo. La sua è una visione laica che avvicina il santo all’uomo, lo spoglia da quel velo miracoloso che lo rende santo e racconta la sua umanissima storia. E’ così che il viaggio va da San Nicola, protettore di marinai, scolari e avvocati, Santo Canio, protettore dei calitrani, cuori di cani, San Liborio, protettore dei cornuti volontari, San Vito con i suoi cani che l’accompagnano, Sant’Antonio, protettore degli animali, Santa Lucia, col suo piattino con gli occhi in mano, e ancora Santa Barbara, San Giuseppe da Copertino, San Francesco, San Martino. Ogni santo, una storia. Ogni storia, una canzone. S.S. dei naufragati, Dalla parte di Spessotto, L’uomo vivo, La Madonna delle conchiglie, Al colosseo, Il ballo di San Vito, Sante Nicola, Che coss’è l’amor, in ordine sparso solo alcune delle canzoni proposte da Capossela durante la serata, che ha visto alternarsi momenti di intensità narrativa, di luce soffusa e di canzoni sussurrate, a momenti di danze e balli ancestrali, al ritmo di una musica che è insieme antica e moderna, popolare e pop. In ogni uomo c’è qualcosa di divino, qualcosa che resta attaccato alla terra, pur tentando di salire al cielo, questa la conclusione che si ricava dai racconti di Capossela, che dimostra di essere un narratore nato. Saluta sulle note di Ovunque proteggi, lasciando forte e chiara al pubblico la sensazione di aver assistito ad uno spettacolo raro e irripetibile, ponte e collegamento tra cielo e terra, perché nella musica c’è qualcosa di divino che la rende la più misteriosa e affascinante espressione artistica. | |
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