Justin Vernon è uno degli indiscutibili protagonisti della scena indipendente internazionale. Singer/songwriter eclettico, è balzato agli occhi del grande pubblico con il suo debut album interamente registrato in una baita di montagna.
I brani intensi e tanto ispirati di questo moderno Thoreau oltre al successo hanno tacciato inevitabilmente il nome Bon Iver di un connotato folk/acustico causato dall’impronta del suo sound. Ma Justin ha mille risorse, e sfruttando anche le sue abilità di produttore e musicista vissuto si è aperto ad un ventaglio di possibilità che lo hanno portato a distorcere il proprio approccio alla composizione. Ciò ha pagato bene.
Dopo l’esperienza Gayngs, una superband dove si divertiva a mixare proto-folk con elettronica sguaiata anni ottanta, Bon Iver torna con un self titled album che spiazza e soddisfa un po’ tutti.
Nessun ritorno alla matrice del suo successo, ovvero il primo For Emma Forever Ago, e nessuna esasperazione di sonorità già testate. Un brand new concept, una visione più ottimista dell’argomento vita.
La malinconia smorzata dona all’aria dell’inverno un alone di speranza. Una dozzina di canzoni messe in fila che ci fanno attraversare posti immaginari miscelati con località che hanno fatto da teatro alla vita del cantautore, una serie di fotografie che ci portano alla fine del tunnel, dove troviamo luce.
Autore: Roberto Strino