“This story began on a typically hot Southern California evening, back in the late 60s. A 32-year-old guitar player was woodshedding in his Yucca Trail home near Los Angeles. He was inspired by the times: his ears full of the revolutionary sounds of McCoy Tyner and Oscar Peterson, his heart full of the electricity of Jimi Hendrix. He’d been tinkering with his guitar. He added strings, changed the tuning and oiled the fretboard so his fingers could fly up and down the neck. He had started standing up: before he had always played sitting down. That night, around 6:30 p.m., after already playing for a while, something happened. In an instant, without knowing why or stopping to think, this soon to be ex-guitar player brought his right hand up from above the pickup and began tapping the strings. In the next instant he shifted the angle of his guitar from its traditional horizontal position to a more vertical one so both hands lined up at right angles to the guitar neck and reached around from opposite sides. The night was August 26, 1969. The player was Emmett Chapman. History had been made”.
Questo è quanto scritto sul sito ufficiale della Stick Enterprises (http://stick.com/) alla voce “The Birth of Two-Handed Tapping” By Jim Reilly (Originally published in the UK publication, Bass Guitar Magazine, issue 6/2003).
E così, con una racconto sospeso tra la concretezza della narrazione storica e il fascino sognante delle leggende, il 26 agosto del 1969 si accende, nell’intuizione di Emmett Chapman, la luce della vita dello Stick.
In vero, Emmett Chapman impiega circa un lustro per dar forma alla sua creatura: “Between 1969 and 1974, Emmett created the Chapman Stick – a ten-stringed fretboard, tuned in a uniform tuning, with the strings arranged in two groups of five to enable one hand to play the lower bass strings and the other hand to play the higher melody strings” (si legge ancora nel su citato articolo).
E proprio all’alba del 1974, lo Stick vede un padrino d’eccezione in Joe Zawinul che, una sera a New York, al 5-Spot, “battezza” lo strumento di Chapman, anticipandone da pianista le molteplici potenzialità e acquistando uno dei primi cinque Sticks prodotti.
Zawinul, infatti, aveva già capito come la peculiare struttura e accordatura dello Stick lo rendesse assimilabile a un pianoforte ancor più che a un basso, strumento al quale è invece associato nell’immaginario collettivo, dato l’utilizzo dello stesso, prima che diventasse uno strumento principale, (prevalentemente) da parte dei bassisti.
Non a caso, nel 1974, Alphonso Johnson, bassista divenuto celebre per la militanza (dal 1974 al 1976) nei Weather Report di Zawinul e Wayne Shorter (prima di essere sostituito da Jaco Pastorius e dopo aver condiviso con Pastorius le registrazioni di “Black Market” – ma questa è un’altra storia o forse leggenda), inizia ad utilizzare anche egli lo Stick, sino a dedicargli la copertina nel 1977 del suo disco terzo solista “Spellbound”.
Malgrado Johnson sia stato uno dei pionieri dello Stick, è però il bassista Tony Levin che, dopo aver fatto la conoscenza dello Stick nel 1976, sdogana definitivamente lo strumento di Chapman, aprendogli le porte al mondo, utilizzandolo nelle sue numerose collaborazioni dal vivo e in studio, partendo dal sodalizio con Peter Gabriel inaugurato nel 1976-1977, passando per i King Crimson (su tutti lo Stick di “Elephant Talk” da Discipline del 1981) sino ad arrivare ai “Supergruppi” e progetti marcati Liquid Tension Experiment, Black Light Syndrome e Stick Man.
La fortuna dello Stick ha così viaggiato parallela alla capacità di Levin di saper affiancare il proprio nome a musicisti e progetti tanto di ampio respiro quanto dell’indubbia commerciabilità (il Gabriel degli anni 80/90 o i Liquid Tension Experiment, formazione inevitabilmente siglata Dream Theater).
Ma lo Stick (come previsto già nel 1974 da Zawinul?) era (ed è) uno strumento creato per andare ben oltre il ruolo di gregario, seppur con caratteristiche uniche, nell’espressione solista dalle infinite manifestazioni sonore.
Così, Greg Howard, preso lo strumento a “due mani”, a distanza di più di un decennio dalla nascita dello Stick, ha esplorato e codificato le potenzialità polifoniche della “doppia” accordatura e del Two-handed Tapping, mutuando l’indipendenza delle mani propria dei pianisti. Lo Stick di Howard diventa uno strumento a sé, solista, completo oltre che complementare (su tutti Stick Figures del 1993). Oggi i musicisti dediti allo Stick sono innumerevoli e abbracciano tutto il mondo con un molteplice e disparato utilizzo dello stesso, multiforme per generi, sonorità e stili, grazie anche – come diremo più nello specifico in seguito – all’upgrade operato da Chapman al suo strumento (per un indicativo – seppur parziale – elenco si può ancora una volta rimandare al sito della “Chapman” http://stick.com/artists/artistfeatures/).
Anche in Italia lo Stick ha avuto la sua, seppur più “underground”, eco, tra comparsate di musicisti noti e stabili passioni di musicisti meno noti (ai più).
Ne hanno fatto uso Faso degli Elio e le Storie Tese, Stefano Cerri, Roberto Drovandi degli Stadio … ma soprattutto la compianta Virna Splendore, madre dello Stick in Italia e Andrea Atreio Marcucci, fondatore nel 2014 dello Stick Center Italia … e ancora Roberto Fiorucci, Michele Vitulli e tanti altri appassionati.
Se da un lato la giovane età dello Stick ha consegnato una letteratura “dall’accordatura” ancora aperta e da esplorare (tanto più che nel tempo Chapman, come già accennato, ha operato diversi “upgrade” dello strumento e sue derivazioni, offrendo alternative per i pickup – The ACTV-2™ Block, The PASV-4™ Block, Roland Midi GK 3, che hanno ulteriormente ampliato la gamma sonora – grazie anche all’ottima risposta dello Stick al Midi; per i legni; per il numero di corde – 10 per lo Stick e per il Ten String Grand, 12 per il Grand Stick, 8 per lo Stick Bass; per le scale, realizzando ibridi, quali l’Alto Stick, lo Stick Guitar, sino a giungere alla collaborazione con Ned Steinberger per il caratteristico NS/Stick o al moderno Railboard a 8, 10 e 12 corde in “hard-anodized or metal plasma coated aluminum”), dall’altro la crescita in parallelo con un’esigenza di virtuosismo estetico che ha coinvolto gli strumenti a corda ed elettrici proprio tra il finire degli anni settanta e gli anni ottanta, ha reso (forse) orfano lo Stick di quell’infanzia di innocenza produttrice di significative gocce di note ancor prima che di fragorose e invadenti cascate …
autore: Marco Sica
ph. credit: L. Paul Mann
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