Viene distribuito anche in Italia, con un anno di ritardo il secondo full lenght dei newyorkesi Takka takka. Il combo Usa si esprime con un pop molto sofisticato e mai scontato, che trova riferimenti tanto in un grande nome del passato come Peter Gabriel, quanto in gruppi contemporanei come gli Architecture in Helsinki e Clap Your Hands Say Yeah.
Una delle doti del gruppo è la capacità di alternare momenti crepuscolari ad altri solari, sempre all’interno di geometrie variabili e conservando un elevato livello introspettivo.
“Monkey forest road” è un pop sbilenco non distante dalle cose più stralunate dei Talking Heads, tanto quanto la percussiva “Everybody say”.
Echi dell’ex Genesis, invece, si riscontrano nell’algida “Silence”. Intriganti poi sono i momenti psichedelici, che emergono nelle dilatazioni marziali di “The optimists were right” e nel brano più interessante, vale a dire “Fall down where you stand”, brano denso di melodie strampalate, con inneschi che rifiutano qualunque concetto convenzionale.
Autore: Vittorio Lannutti