L’inizio ricorda gli Strokes naive e sgangherati degli esordi. Melodia ed immediatezza rock’n’roll in bassissima fedeltà. Man mano che si va avanti però la band di Baltimora rivela un approccio più libero e meno compromissorio, che li porta a scrivere canzoni rozze ma ammiccanti, veloci come schegge impazzite, con melodie malinconiche che scorrono sottopelle, e una serie di rumorismi che celano a malapena delle intenzioni puramente pop. Garage punk, tastierine, synth turbolenti, voci filtrate: neanche mezz’ora di musica in tredici brani veloci ed intensi. Nemmeno il tempo di annoiarti che è già finito.
Autore: Daniele Lama daniele@freakout-online.com