Seconda edizione del Festival di musica elettronica “Interferenze”, sito nella Galleria Civica d’Arte Contemporanea (un ex-tabacchificio), nella splendida località di S. Martino Valle Caudina (AV). Un posto magnifico per un cast d’eccezione e un programma ricchissimo. Non mancava nulla: da una sala per la proiezione di video, a un’interessante installazione per luci ad intermittenza, fino ad uno spazio aperto per il dibattito.
Dal punto di vista puramente musicale (ma lo stesso vale per tutta la manifestazione) le due serate si sono basate sull’affascinante connubio suono/immagini; tuttavia l’inizio ha lasciato a desiderare. Il live-act di (etre) infatti, il primo ad inaugurare la due giorni, è stato purtroppo inficiato dalla mancanza del lettore divx (e qui una tiratina d’orecchie all’organizzazione va fatta) che ha menomato la sua esibizione fondata appunto sul legame indissolubile tra audio e video. Nonostante ciò (ETRE) si è prodigato al meglio dietro la consolle, inondando di suoni il pubblico astante con rumorismi, free-glitch, battute ritmate, suoni sinfonici e campioni da brividi (su tutti, Sun Ra). La sua esibizione è stata costellata da bellissimi spunti, alle volte, però, fatti finire troppo presto. Il norvegese CLAUDIA BONARELLI, uno dei nomi più attesi, ha presentato un show piuttosto statico (come le immagini che l’accompagnavano), basato in pratica su di un unico ritmo, i cui suoni sono risultati eccessivamente datati e privi di smalto; il norvegese si è accaparrato comunque le nostre simpatie quando si è divertito a prendere in giro il pubblico (ansioso di ballare su qualsiasi cosa avesse un minimo di ‘unz unz’) con 5 secondi, cinque, di dance subito fatta abortire.
I RESINA confermano ancora una volta di essere tra le più interessanti realtà italiane in ambito elettronico, con un live – molto apprezzato anche dal pubblico presente – in cui si bilanciano sofisticate stratificazioni sonore e ritmiche coinvolgenti. Peccato che l’esibizione venga interrotta (si è avuta l’impressione che i ragazzi avrebbero suonato volentieri un altro po’) proprio nel momento di “climax”, quando il coinvolgimento degli spettatori era al suo apice.
I Resina propongono un live in cui è ben percepibile la manipolazione “live” della materia sonora, sottoposta ad infiniti disturbi e dilatazioni, sovrapposizioni e incastri.
I RECHENZENTRUM, in controtendenza rispetto alle ultime produzioni in studio, decidono di dedicare gran parte dello show a costruzioni più marcatamente danzerecce. Il gruppo tedesco ritornava in Campania dove era atteso per cancellare la pessima esibizione della scorsa estate nell’Area Ovest di Bagnoli (Na), cosa che gli è riuscita abbastanza facilmente (non era poi un’impresa così ardua). I primi minuti partono molto noise e a-ritmati ma il ‘popolo della notte a tutti i costi’, ben poco preoccupato di questo, riesce a trovare comunque il mood giusto per ballare il ‘non-ballabile’ (al primo ritmo un po’ più dancehall-oriented sono spuntati i vari ‘uhhh….ohhh…’ di approvazione e incitamento); con il proseguimento della gig i due Rechenzentrum ai Mac hanno alzato il tiro per la gioia degli affectionados.
In alcuni momenti il sound è stato piuttosto pacchiano, concedendo un suono trendy ed accondiscendente, mentre in altri, soprattutto nei ripescaggi dal capolavoro “the John Peel Session”, un puro piacere all’ascolto. I video, ad opera del terzo membro dei Rechenzentrum, non hanno lasciato dietro di sé ricordi particolari né apprezzamenti spontanei. Alti e bassi quindi, se proprio gli vogliamo dare un voto allora un 6 e ½.
28 Agosto
Da DJ SOLKO e MIKAEL STAVOSTRAND (primo e terzo della seconda serata), sinceramente, mi aspettavo qualcosa in più: aprono la seconda giornata ma i loro live-act non esaltano più di tanto nella loro miscela di break-beat, elettronica e techno (minimale soprattutto per Stavostrand). Per lo meno hanno la funzione di preparare l’ambiente, inizialmente un po’ freddino, a quello che verrà.
In mezzo, l’esibizione di POPULOUS, che presenta perlopiù brani inediti, inseriti nel suo disco nuovo, in uscita – sembra – entro l’anno. Ancora più che in passato è la componente puramente hip hop a venir fuori, con ritmiche lineari ed ammalianti campioni vocali, beat che invitano a muovere il corpo, e leggerissime melodie sporcate di glitch.
Con il cileno JORGE CORTÉS la musica volge al meglio: la bella alternanza tra loop ipnotici, poliritmi ed elettronica minimale ci regala un’esibizione mai banale e un personaggio da seguire con attenzione.
LUOMO, dunque: attesissimo da tutti, grandi e piccini, profani e non. Bastano i primi 5 minuti di riscaldamento e poi techno e house a palla; nella prima parte del live l’artista di Helsinki interrompe spesso e volentieri la ritmica, con break e scratch molto atipici nel panorama dance, per poi lasciare sfogare il pubblico con il lato più melodico e se vogliamo commerciale della sua musica. Il sound si fa molto più regolare e prevedibile; è quello che sa fare, certo, o meglio quello che fa con la sigla Luomo, ma l’ennesima riproposizione degli anni ’80 alla Michael Jackson ce la poteva risparmiare. Il divertimento comunque non manca e la reazione entusiasta del pubblico è un bel risultato.
Due ottime serate, quindi; non resta che il plauso agli organizzatori sicuramente soddisfatti per l’abbondante presenza di pubblico (molto merito va dato anche alla politica dell’ingresso gratuito) e per la ricchezza del palinsesto. Ben vengano dunque iniziative di questo genere. Continuate così.
Autore: Alfredo Rastelli (+ Daniele Lama)