Avevamo già intervistato gli Airportman nel dicembre del 2007, all’indomani della pubblicazione del loro “Rainy days” e da allora il trio cuneese ha dato alle stampe nel 2008 “Letters” e di recente “Weeds”, entrambi marchiati dal logo della fida Lizard records. E se “Letters” conferma la commovente visionarietà strumentale di Giovanni Risso, Paolo Bergese e Marco Lamberti, sospesi nel loro limbo cinematico tra accordi circolari, graffi di contrabbasso su loops vocali, atmosfere brumose e vaghe nostalgie post-rock, “Weeds” rappresenta invece un passaggio atipico nella produzione della band, un divertissement casalingo nato in collaborazione con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione sulla base di una bella amicizia e di una comune passione per canzoni di Echo & The Bunnymen, Nada Surf, PJ Harvey, The The, Micah P. Hinson, Porno for Pyros…, reinterpretate con un gusto ed una personalità che ci hanno assolutamente conquistato! Una buona occasione per scambiare nuove chiacchiere con Giovanni Risso ed aggiornarci così sul percorso artistico degli Airportman.
Ci risentiamo a distanza di un anno e mezzo circa, e nel frattempo avete pubblicato ben due lavori nuovi… qual è il vostro segreto per alimentare una creatività così prolifica?
Per quanto riguarda Airportman il processo è sempre molto naturale, riusciamo sempre ad avere in mente quello che sarà il prossimo passo, … quando viene alla luce un disco in realtà è perché c’è già qualcosa di nuovo in cantiere; l’uscita di un lavoro, per noi, rappresenta anche la sua conclusione in qualche modo, nel senso che ha già sempre restituito quello che chiedevamo e quindi è già l’ora di aprire gli occhi verso qualche cosa di diverso.
“Weeds” è nato in modo del tutto spontaneo, frutto prima di tutto di una amicizia che è cresciuta e che ha coinvolto anche le nostre passioni musicali; allora con Tommaso abbiamo iniziato un confronto sui brani che ci avevano segnato o in qualche modo che avevano accompagnato la nostra esistenza e così è nato “Weeds”.
Nel foglietto presente all’interno della custodia cartonata di “Weeds” avete riepilogato le tappe dell’incontro e del sodalizio artistico con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, le vorreste ripercorrere anche qui a beneficio dei nostri lettori? Ci saranno in futuro altre tappe di tale collaborazione?
Con Tommaso ci siamo incontrati parecchi anni fa, … al tempo, e ti parlo di una decina di anni fa, non esistevano ancora gli Airportman, ma io e Marco facevamo parte di un gruppo con una voce femminile (Teresa) che si chiamavano Ratarè con i quali pubblicammo qualche disco autoprodotto; per farla breve conoscemmo i Perturbazione in occasione di qualche concerto; poi incontrammo Tommaso in occasione della nostra collaborazione comune nel disco di Stefano Giaccone “Come un fiore”, da lì l’amicizia innanzitutto, poi un paio di incontri a risuonare qualche hit degli anni ‘80 e qualche mangiata con bimbi a casa mia; da lì in poi a cascata tutto il resto, la voglia di confrontare passioni musicali, il divertimento nel riscoprire interpretazioni nuove dei brani, le canzoni che ci avevano marchiato, i ricordi, le registrazioni, i mix, insomma “Weeds”!!
Proprio nella nostra precedente intervista del dicembre 2007, mi avevi anticipato la realizzazione di un disco di covers, con rilettura di pezzi di Smog, Eels, Arab Strap ed Elliot Smith, ma nella scaletta di “Weeds” non compare in realtà nessun brano firmato da questi artisti. Tali rielaborazioni sono rimaste solo dei divertimenti di quel momento senza uno sviluppo ulteriore? O per “Weeds” avevate a disposizione un buon numero di brani e alcuni li avete successivamente scartati? O forse c’è già in cantiere un “Weeds 2” per i prossimi mesi, con pezzi appunto di Smog, Arab Strap, Eels ed altri…?
Hai ragione. Ti avevo parlato di quella idea, gli artisti che hai citato sono stati tutti oggetto di prove e registrazioni, la scelta è stata dura poi abbiamo semplicemente inserito in “Weeds” quello che, per noi, suonava meglio. In realtà molti di quei brani li eseguiamo nei concerti, come Eels, o altri artisti (Soft Cell, Daniel Johnston, Talk Talk),… “Weeds 2”? Chissà può darsi, per adesso ci concentriamo con qualche live ed in autunno abbiamo una cosetta Airportman da fare sentire…. Quindi si vedrà …
Ma quanti anni ha Daria? Com’è nata l’idea di coinvolgerla nel disco, lei novella PJ Harvey in una stupenda versione di “White Chalk”?
Mia figlia Daria ha 10 anni, ascolta, un po’ perché obbligata, migliaia di dischi che a rotazione faccio girare in casa e quindi si avvicina a dischi molto diversi tra loro che però riescono in qualche modo a coinvolgerla. Mi piace molto che apprezzi artisti davvero un po’ lontani per una ragazzina di 10 anni, da qui l’idea di fare aprire a lei i concerti degli Airportman; è già da qualche anno che i live, perlomeno quelli vicini, sono aperti con un pezzo cantato da lei. In origine facevamo un pezzo di Sleepy Jackson e poi la passione per PJ; in questo modo abbiamo inserito “White Chalk”. Sono davvero contento che ti piaccia e ovviamente mi inorgoglisce come padre, pensa che abbiamo ricevuto i complimenti direttamente da Parish…
Gli ascolti prediletti/selezionati da voi e da Tommaso hanno determinato una tracklist di “Weeds” esclusivamente “anglofona”. Se mai doveste coverizzare una canzone italiana, su quale vi piacerebbe mettere le mani?
Qui tocchi un tasto sul quale io e Tommaso ci siamo già confrontati parecchie volte. In realtà se dovesse uscire un “Weeds 2” vorrei davvero riappropriarmi di una serie di brani italiani, magari pescati nei ’70, qualche nome… Jannacci, Endrigo, Pelosi, vedremo…
A quando un disco di canzoni vostre a tutti gli effetti? Mi sembra che “Weeds” sia un ulteriore passo in tale direzione, considerando quanto di vostro avete messo qui in ogni cover grazie alla naturale predisposizione lirico-narrativa della vostra musica…
Non so risponderti in questo senso. È vero “Weeds” ci ha riportati alla forma canzone, pur reinterpretando brani di altri, ma è presto per dirti che sono pronto per una nostra forma canzone, credo che Airportman abbia ancora qualcosa da dire con la formula strumentale, ovviamente con nuove direzioni con punti di vista diversi, ma penso che per Airtportman continuerà un percorso strumentale, amo alla follia quella dimensione, mi lascia viaggiare senza limiti con aperture mentali inconcepibili con un testo propriamente cantato.
Con Airportman ho la continua sensazione che quello che prenderà forma domani sarà qualcosa di nuovo, di vitale, .. parlo ovviamente per quanto riguarda il mio stato d’animo, .. e questa sensazione mi rende curioso e intraprendente nello scovare nuove sonorità o nuove ambientazioni sonore.
Come convivete con il vostro status di gruppo di nicchia? Quali le aspettative che nel tempo hanno accompagnano la pubblicazione di ogni vostro lavoro? E quali le soddisfazioni più grandi raccolte dagli esordi ad oggi?
La dimensione nella quale viviamo è quella giusta per Airportman, massima libertà espressiva, nessun obbligo contrattuale, una etichetta, la Lizard, che concepisce esattamente questo tipo di atteggiamento, la volontà esclusiva di mettere a fuoco un lavoro e di divulgarlo il più possibile. Non ci aspettiamo grandi cose e le condizioni varie familiari, figli, lavoro etc, non ci consentirebbero di fare scelte diverse quindi Airportman vive nella dimensione più giusta per le nostre vite; nel senso che ne rappresenta la passione pura il vero senso di fare musica, perlomeno per noi, quello di rappresentare ciò che veramente siamo, senza compromessi, richiedendo alla nostra musica un compito importantissimo: essere la colonna sonora più autentica della nostra esistenza e ti devo dire, in tutta sincerità, che fino ad adesso non ci ha deluso.
La soddisfazione più grande è incontrare persone che si sono imbattute in Airportman provando queste emozioni.
Autore: Guido Gambacorta
www.airportman.com