Raggiungiamo Michelangelo Messina, ventiquattrore prima dell’apertura della diciottesima edizione dell’Ischia Film Festival, la creatura che proprio lui ha voluto e che ha visto nascere e poi crescere tra le mura amatissime della cittadella del Castello Aragonese. Messina ci racconta di un’edizione speciale, quella del 2020, fortemente voluta e caratterizzata da una grande volontà e capacità di sperimentazione. “Siamo in costante cambiamento, – ci dice durante la bella e interessante chiacchierata che ha concesso a FreakOut Magazine- , chi non cambia è perduto”. di Michela Aprea
1. La sua creatura ha ormai compiuto diciotto anni. Cosa si sente di dire al Michelangelo di qualche anno fa?
Siamo maggiorenni, sì. Beh, senza peccare di narcisismo, gli faccio i complimenti per aver creduto fortemente ad un progetto come quello che ha visto la nascita dell’Ischia Film Festival e aver resistito alle numerose battaglie che ha dovuto sostenere per farlo crescere e tenerlo in vita. Battaglie non solo economiche, ma anche nei confronti di chi pensava che questa fosse un’esperienza destinata a non durare. In questi anni, l’Ischia Film Festival si è sviluppato grazie alla tenacia, alla caparbietà e soprattutto ad una straordinaria energia di chi mi ha sostenuto, e come me ha lavorato affinché altri si innamorassero della nostra idea e venissero coinvolti. Oggi l’Ischia Film Festival non è più soltanto un mio progetto, ma il frutto di un lavoro collettivo, pluriennale, e di una magia che questo spazio ci regala. Il Castello Aragonese ha un’anima a sé, e queste mura sono intrise del respiro di chi ha abitato questo borgo. È un luogo che mi da un’energia incredibile, che cerco di trasmettere al pubblico.
2. Nel 2003 le Film Commission erano ancora poco più di una sperimentazione e già qualche anno prima film come “The beach” avevano sollevato numerose polemiche riguardo all’impatto del cinema sull’ambiente, un tema che oggi è ancora attualissimo. Da dove nasce l’intuizione dell’Ischia Film Festival?
Sono un location manager. Dietro a tutti i film realizzati a Ischia a partire dal 1992, dal “Talento di Mr Ripley” (1999, regia Anthony Minghella) all’ “Amica Geniale” (2018- in corso,regia di Saverio Costanzo e Alba Rohwacher), ci sono io che mi occupo per le produzioni di individuare i luoghi ideali alle riprese. Quando ho cominciato, nel ‘90, la mia figura non esisteva. Eravamo 12 o forse 13 in tutto il Paese, i sopralluoghi all’epoca li facevano gli architetti, gli scenografi. So bene qual è il valore che un luogo ha nel racconto cinematografico, una questione però di cui ancora negli anni duemila nessuno s’interessava, E allora c’ho pensato io. Il festival è una delle due tappe del progetto “Cinema e Territorio” iniziato nel 2000, incentrato sulla conservazione dell’identità dei territori prestati al cinema. L’altra è quella collegata alla riflessione sul cineturismo, un termine che ho inventato io, diventato un marchio registrato oltre che oggetto di studi internazionali. Tutto è cominciato con l’incontro con due economisti americani interessati all’impatto del film “Incontri Ravvicinati del terzo tipo” sulla valle del Diavolo. Non affrontavano direttamente l’aspetto dell’impatto turistico ma ho deciso di contattarli. È da quel confronto che sono nati i primi studi sul cineturismo. Un tema che per primo ho portato in Europa. Ora posso contare ben 59 interventi internazionali. Sono tra i promotori del primo studio sul cineturismo a livello mondiale.
3. Quanto, sulla base della tua esperienza, è sottile la linea tra la preservazione e valorizzazione di un territorio e il rischio della sua deturpazione?
È sottilissima ed è in parte collegata alla professionalità del location manager che rappresenta l’anello di congiunzione tra gli interessi della produzione e il territorio. Ho fatto grandi installazioni che hanno stravolto visivamente il territorio lasciandolo – a fine riprese – intatto. Ci sono luoghi che l’intervento cinematografico ha contribuito a migliorare, un esempio su tutti “Il commisssario Montalbano”, dove tutti i luoghi rappresentati, in particolare della prima serie, sono stati modificati, abbelliti. Ci sono luoghi che sono stati brutalizzati per effetto dell’intervento cinematografico, penso a “Fitzcarraldo” o anche a “The beach” o alla spiaggia di Antonioni in Sardegna (Budelli, dove il regista girò alcune scene di “Deserto rosso”, ndr), ma in quel caso ci sono soprattutto responsabilità collegate alle amministrazioni locali, spesso troppo propense al profitto e poco sensibili alla preservazione del territorio. Ad esempio per “Il talento di Mr Ripley” o ancora per l’ “Amica geniale”, il piazzale aragonese è stato allestito per dare il senso e l’atmosfera degli anni ‘60. Era bellissimo ora, però, è tornato un parcheggio, lasciando i turisti delusi. Sono scelte dell’amministrazione comunale, per quanto paradossali, specie in un luogo come questo dove abbiamo alimentato la sensibilità internazionale sul tema.
4. Non che abbia mai smesso ma Ischia ormai è tornata con forza nell’immaginario collettivo nazionale anche per effetto del successo del ciclo dell’Amica Geniale alimentando a Napoli e immagino anche qui il fenomeno del cineturismo e dei cinetour. Si tratta di un settore che era in crescita, quali a suo avviso sono le prospettive future?
Ci ho messo diciotto anni per stimolare l’attenzione sulla questione, con convegni in giro per l’Italia e il mondo. Sono diciotto anni che pongo l’attenzione sul tema. Parliamo di un fenomeno anche economicamente molto rilevante: intorno al turismo collegato al cinema nel mondo si muovono ogni anno circa 200 miliardi di dollari. Miliardi, non milioni di dollari. E siamo ancora qui a porre l’attenzione sulla cosa. Il cineturismo è sempre esistito. Il film “Vacanze romane”, tanto per fare un esempio, era nato proprio come operazione cineturistica, con l’intento di portare gli americani in Italia durante il dopoguerra. Io ho determinato la riscoperta del cineturismo, certo, ma si tratta di un fenomeno che già esisteva, di cui, però, nessuno s’interessava. Riguardo alle prospettive future, anche alla luce della pandemia, non saranno tempi facili: c’è tanto blaterare, soprattutto nelle istituzioni, ma poca consapevolezza sulla questione.
5. L’Ischia Film Festival è il primo festival cinematografico internazionale a riaprire i battenti dopo la pandemia. Le opere saranno fruibili in streaming su una piattaforma ad hoc https://www.ischiafilmfestivalonline.it/ , si tratta di uno sforzo organizzativo necessario e imponente. Ci racconta l’attesa, le perplessità organizzative e le aspettative di quest’edizione incredibilmente speciale?
Durante il lockdown, con gli autori delle scorse edizioni, abbiamo messo a disposizione ottantaquattro titoli, per dare la possibilità al pubblico di guardare del buon cinema da casa, in maniera gratuita. Siamo stati i primi in Italia, ma anche questa è solo una casualità. Io sono così: penso e faccio. Soltanto successivamente mi rendo conto di essere il primo.
Quell’operazione ha coinvolto oltre 120mila persone in appena due mesi. Non si tratta di un dato da sottovalutare. Sulla base di quell’esperienza, abbiamo messo a disposizione su una piattaforma dedicata ben 80 opere da fruire online. Si tratta di première mondiali, europee, italiane. È un risultato straordinario e un attestato di grande fiducia per il nostro festival. Per un autore la “prima” è un momento importante, di soddisfazione personale, di incontro con il pubblico, affidare la propria creatura in questa modalità, sul web, è una scelta che ci dà un grande attestato di fiducia e di stima nei confronti del nostro festival.
Non ti nascondo, che sto pensando di reiterare questa possibilità e di prendere accordi con gli autori per rendere fruibili le loro opere sulla piattaforma dell’Ischia Film Festival anche successivamente. C’è attesa per questa edizione, ci aspettiamo una presenza importante sul web, in appena ventiquattrore abbiamo avuto un migliaio di iscrizioni, e anche riguardo gli eventi dal vivo, pur se con numeri ridotti a causa delle misure anticontagio previste (la prima serata è soldout in appena un’ora dall’apertura del botteghino per il ritiro degli accessi, ndr).
Siamo il primo festival a partire, siamo molto fiduciosi. Riguardo alla pandemia, l’abbiamo presa come una nuova sfida, da affrontare con entusiasmo, per dare continuità al lavoro fatto e nel rispetto di quegli autori che hanno voluto consegnarci la loro opera. I titoli presentati durante quest’edizione sono stati selezionati tra oltre settecento opere pervenute. Per noi è stata proprio una questione etica, nel rispetto degli autori, della storia del festival, di noi stessi e della nostra filosofia. Come il territorio si modifica sotto il colpo dei cataclismi e del tempo anche noi abbiamo voluto affrontare il cambiamento e dare un segnale forte: se non cambiamo siamo rovinati. Pensa a cosa è successo durante la pandemia, la natura ha ripreso il suo spazio, dicendoci che è arrivato il momento di cambiare. In realtà, il virus siamo noi.
6. Quest’edizione è dedicata al grande Mario Monicelli, come lo omaggerete? E lei che ricordo ha del maestro?
Inizialmente gli omaggi previsti erano quattro. Abbiamo conservato quello a Mario Monicelli a cui siamo particolarmente legati, poiché è stato membro del comitato d’onore ed è stato premiato con il Plinius, il massimo riconoscimento dell’Ischia Film Festival. Lo ricorderemo durante una serata speciale in cui proietteremo una videointervista realizzata proprio durante la giornata di consegna del premio avvenuta a Roma nel 2007. Apriremo con un omaggio a Liam O’ Neill, regista irlandese morto proprio a causa delle complicazioni legate al Covid- 19. Per noi è stato uno shock, ci è sembrato doveroso dedicare la serata di apertura alla proiezione del suo cortometraggio “Kathleen”.
7. Quest’anno per la prima volta un’intera sezione sarà dedicata ai cortometraggi d’animazione, cosa ha spinto il festival ad aprirsi su questo nuovo fronte? Quali le prospettive che immagina per il futuro?
L’animazione mi affascina per il suo modo di raccontare il territorio, pertanto, ci è sembrato doveroso aprirci a questa prospettiva. Per il futuro, sto già pensando a qualcosa di nuovo, che riguarda proprio la sfera dell’immaginazione. Ecco nella prossima edizione mi piacerebbe proporre una sezione dedicata alla location inventata. Come vedi non ci fermiamo mai, siamo sempre in evoluzione.
8. Quali delle opere selezionate l’hanno maggiormente colpita?
Tutte, anche quest’anno la qualità è stata particolarmente alta. Ma sono particolarmente legato alla sezione della “Location Negata”, che ho voluto fortemente. Ci raccontavano come un festival da cartolina, tradendo l’anima profonda dell’Ischia Film Festival che invece vuole raccontare la diversità, le trasformazioni dei territori, la perdita della loro identità culturale, a causa di cataclismi o di fenomeni di altra natura. Con la sezione “Location Negata” vogliamo raccontare proprio di tutto questo.
9. Infine, una domanda strettamente personale. Se c’è una cosa che ho imparato nei miei anni da aspirante isolana è che un’isola per quanto possa essere generosa, manterrà sempre intatta la sua anima più profonda, lasciando ad ognuno la possibilità di scegliere il proprio luogo elettivo. Il mio si trova a Forio, e guarda il mare dalla chiesa del Soccorso. E il suo?