Il racconto dell’età moderna nel nostro Paese passa anche attraverso quadretti dolceamari, caricaturali ma tanto veri come possono essere le canzoni di Brunori Sas, forse emblematiche nel bene e nel male persino più dei film di Gabriele Muccino o dei libri di Cinzia Avallone, e se poi consideriamo dettagli come il punto d’osservazione collocato in Calabria, bella periferia con poche speranze di riscatto di un brutto impero allo sbando, da cui i giovani devono fuggire al Nord (‘Rosa’) per ritrovarsi con affetti recisi, ritmi di vita pazzi, uno stipendiuccio e un mutuo colossale cui far fronte, quello che ne esce fuori è un disco nel suo piccolo importante, che conferma e anzi supera il Vol.1 del 2009, che valse al cantautore Dario Brunori, nella categoria esordienti, sia la targa Siae al Premio Tenco che il Premio Ciampi.
Laddove il primo album guardava al passato dell’infanzia e dell’adolescenza con nostalgia (‘Guardia 82’), qui si racconta dei comuni mortali dell’oggi, del precariato non soltanto lavorativo, ma anche interiore, ossia della confusione e della mancanza di riferimenti, e si narra di gente che sembra ripetere sempre gli stessi errori, cadendo poi in un’autocommiserazione che condanna i poveri cristi del titolo a rimanere tali.
Dente (‘Il suo Sorriso’) e Dimartino (‘Animal Colletti’) contribuiscono al disco che rimane però molto personale, a tratti tragico nei testi (‘Il Giovane Mario’, veramente toccante), cantato sopra le righe sia nelle fasi più urlate (‘Animal Colletti’), sia negli arpeggi sussurrati (‘Bruno mio dove Sei’), in un contesto da canzone italianissima anni 70-80 dai riferimenti vari e facilmente riconoscibili, che una volta tanto non staremo però qui a snocciolare e potrete divertirvi ad individuare ascoltando il disco. Sottoliniamo però la sostanziale autonomia di Brunori Sas dai modelli stranieri, abitualmente invece molto forti nella musica indipendente italiana.
‘Tre Capelli sul Comò’ è una dimostrazione di scrittura pop fluida ed efficace, tra i momenti migliori del disco, e sottoliniamo anche la freschezza delle musiche, snelle – si percepisce che secondo una tipica modalità cantautorale, le canzoni sono state scritte per voce e chitarra acustica, e poi arrangiate col la partecipazione di validi musicisti – e ritmi veloci, accompagnati dalla voce graffiante di Brunori.
Autore: Fausto Turi