Già note per aver prestato i propri servigi (insieme o separatamente) ad importanti artisti nordici (su disco e in tour con i Sigur Rós, ancora su disco con i danesi Efterklang…) le Amiina sono un quartetto d’archi composto da 4 ragazze islandesi che con “Kurr” firmano a proprio nome il primo lavoro sulla lunga distanza dopo un paio di eps realizzati in passato. Oltre ai loro strumenti di elezione – violoncello, viola e violini – le Amiina si circondano di un’infinità di altri strumenti (chitarre, mandolini, clarinetti, arpe celtiche, bicchieri tintinnanti, clarinetto, tuba, trombone, xilofono, glockenspiel, sintetizzatori, metallofoni…) attraverso i quali “tessono” (come suggerisce l’immagine di copertina) 12 episodi prevalentemente strumentali, teneri e sognanti, illuminati da scampanellii e riflessi cristallini, appena macchiati da increspature glitch (“Seoul”), disciolti in sulfurei vocalizzi corali (“Rugla, “Kolapot”), pervasi da lievi sussulti ritmici (“Lóri”), fluttuanti in ariose partiture per fiati (“Bláfekdur”)
Brani forse fin troppo lineari ed eterei, non vacui, questo no, ed anzi un’analisi scrupolosa porta alla luce dettagli e sfumature (le pieghe iridescenti di “Glámur”, le corde pizzicate di “Sexfaldur”…), ma è pur vero che solo un’empatia assoluta ed incondizionata con la sensibilità sonora delle Amiina può offrire all’ascoltatore dei solidi punti di contatto con i brani di “Kurr”. Nella peggiore delle ipotesi, questo resta comunque un elegante disco new age per viandanti in terre nordiche.
Autore: Guido Gambacorta