Atacama è un deserto costiero che si estende tra Cile e Perù, lungo (quasi) come l’Italia ed è noto per essere uno dei più asciutti con una forte incidenza d’alta pressione.
Evidentemente son dati che hanno fatto breccia sul trio pisano I Segreti di Hansel a tal punto da titolare proprio “Atacama” l’esordio sulla lunga durata. In appena tre anni di attività la band ha saputo allestire uno stand sonoro massiccio e robusto, forgiando le partiture con fuochi di alt-rck, dark-wave e sconfinamenti indie. Un disco profondo, magnetico e, talvolta, insondabile, in cui l’escavazione dell’Io porta alla luce la sua “errante” fragilità, attraverso le 8 tracce dell’album.
Con “Borderline” l’inizio è roboante per il tessuto incalzante che srotola già dalle prime battute, in cui il basso di Giulio Galleschi è e sarà chiamato (spesso e volentieri) a fare gli straordinari e la parte del leone nel menù previsto.
Dal singolo “Premessa” si ricavano oscure sensazioni di libertà in un chorus ipnotico , con accordature tirate al minimo, “tese” a magnetizzare in andazzo pigro per abbracciare il cielo dell’estasi.
Il dark-wave di “Morning glory” rema sulla barca dei Cure, suggellando quel pathos sospensivo che, nella sua cadenza lineare, culla il pensiero notturno con estraniante fascino. Tra rock energico e velature di accorato spoken-word, “Volevo” si
dimena bene nel circuito della frenesia abrasiva in un turbinio di sferzate deliranti.
Con l’aria che tira, sembra di implodere, di involucrarsi in un allucinato microcosmo, di ritrovarsi con i connotati plasmati nell’orrore che ritrovano le sembianze originarie scavando negli archetipi introspettivi ed implorando la “Buona sorte” che scalpita al piccolo trotto, benchè sfoghi rabbiosi e declamatori sono, spesso, all’ordine del giorno. Per “Paolo” lanciamo la
candidatura a prossimo singolo per l’impatto snello e disinvolto che propina in ambiti rock-wave ma molto, mooolto catchy! Come se i Baustelle decidessero di convertirsi al dinamismo evolutivo col pieno avallo vocale di Francesco Bianconi. Dopo la misteriosa e disperata “Eudion” si chiude con una bella “Maledizione” che prima ti ammalia con acque chete e poi ti frantuma la faccia con efferati outing di (u)gola.
Diciamo che “Atacama” è un deserto che non teme confronti, nella cui area la missione ideologica de I Segreti di Hansel
ci rivela quanto arido e miope possa risultare l’Io se si è incapaci di cavalcare anche i suoi contrapposti ristabilizzanti.
Missione compiuta.
https://www.facebook.com/isegretidihansel/
autore: Max Casali