La Sub Pop ristampa il terzo disco dei Red Red Meat, datato 1995, con l’aggiunta di un secondo CD contenente altre 7 canzoni: inediti, demo, lati B dei singoli e remix. I Red Red Meat non erano esattamente un gruppo grunge, e del resto erano di Chicago, non della West Coast: il loro indie rock era più complesso, oscuro, lirico, spesso semiacustico ma comunque con suoni effettati e distorti, e quest’originalità probabilmente impedì a Tim Rutili (poi fondatore dei Califone) e soci di raggiungere un successo maggiore, rimanendo a lungo fra le seconde linee, ostinandosi a cercare una via diversa alle schitarrate senza criterio. Eppure è in atto una forte rivalutazione di questa band, che tra il 1992 ed il 1999 pubblicò 5 album, per poi sciogliersi nell’anonimato, e soprattutto la Sub Pop non perde occasione per sottolineare che tra i tanti gruppi in catalogo, i Red Red Meat sono stati in assoluto i più amati, non dal pubblico, ma almeno dall’etichetta stessa. E ‘Bunny Gets Paid’ è un disco in effetti molto bello, che probabilmente possiamo apprezzare di più adesso, che la voglia di eccesso sonoro e l’urgenza comunicativa del grunge sono finite da tanto tempo, e se da un lato ridimensioniamo qualche band dell’epoca, i cui apprezzati lavori hanno mostrato una certa pochezza col passare del tempo – provate un po’ a riascoltare ora, a distanza di 15 anni, le Bikini Kill, o i Mother Love Bone, che pure avevano tanta considerazione all’epoca… – al contrario bisogna dire che i Red Red Meat erano davvero in gamba, e rimangono molto attuali. I loro blues pigri e valvolari, con improvvise dissonanze elettriche, creavano un mood particolare, come anche facevano le canzoni degli Screaming Trees, gruppo molto simile, e l’utilizzo talvolta di chitarre acustiche e pianoforte – e in ‘Buttered’ s’insinuano addirittura violino e violoncello, che le band con le camice di flanella dell’epoca certo guardavano con diffidenza… – riuscivano a rendere la loro musica più varia e ricca. Tenerissima ‘Gauze’, drogato e lento il finale di ‘Sad Cadillac’, molto Neil Young elettrico invece ‘Taxidermy Blues in Reverse’, mentre è in parte fuori contesto l’inedito ‘Wishing (If I had a Photograph of You)‘, malgrado ripescato da nastri della stessa epoca: è una canzone molto ritmata e compatta, vagamente stile Pearl Jam. Non scrivevano in ogni caso singoli di richiamo, i Red Red Meat, ed anche quest’album manca di canzoni che faccessero vendere – il singolo estratto all’epoca fu ‘Idiot Son’, che nel secondo CD è qui presente anche nella versione radiofonica, mentre anche ‘Chain Chain Chain’ è piuttosto immediata – e tuttavia l’album non ha momenti di cedimento, e punta tutto, come dicevo, sull’effetto complessivo, sulla creazione di un clima ombroso ma sostanzialmente elettrico e disturbato dai feedback: piuttosto tipico dell’indie rock anni 90. Questa versione deluxe rappresenta una cartolina dal passato, e ci ricorda come eravamo, almeno per chi c’era, malgrado poi a conti fatti un po’ tutti andavamo dietro soprattutto ai soliti nomi, che erano Soundgarden, Nirvana, Pearl Jam ed Alice in Chains. Ma c’era dell’altro, chiaramente, e magari vale la pena fare una ripassata.
Discografia della band: Red Red Meat (Perishable Records, 1992), Jimmywine Majestic (Sub Pop Records, 1994), Bunny Gets Paid (Sub Pop Records, 1995), There’s a Star Above the Manger Tonight (Sub Pop Records, 1997), Loftus (collaboration with Rex) (Perishable Records, 1999), Bunny Gets Paid” (Delux Edition) (Sub Pop Records, 2009).
Autore: Fausto Turi
www.myspace.com/redredmeatmusic