C’era stato un assaggio lo scorso anno, con il singolo “I Need Somebody” – una bella cover di Iggy & The Stooges rifatta in maniera assai personale.
E adesso finalmente arriva l’album. A dieci anni da “Stracci”, la sua ultima e contraddittoria prova da solista, torna l’affascinante “nera signora” del rock indipendente italiano: Lilith. Con una nuova band, The Sinnersaints, che non può prescindere dalla presenza alla batteria del compagno di vita&arte, Tony Face, e di un gruppo di amici chiamati a raccolta per dare a questa nuova prova ricchezza di contenuti e profondità di suono.
Il risultato è straordinario. L’ex singer dei Not Moving è protagonista di un disco denso, profondo, sentito. Emozionante.
La sua voce, roca di caffè e sigarette, ammanta tutte le composizioni.
Dalla splendida, ipnotica, “Mumbo Jumbo Talking Blues“, composta e suonata da Umberto Palazzo e il Santo Niente. Al divertissment di “Cousin Martino” che vede la presenza di due leggendarie chitarre del nostro underground: Dome La Muerte (Not Moving) e Maurizio Curadi (Steeplejack).
Passando per “Core of The Time“, scritta da Giovanni Ferrario (Views, Micevice e molto altro) che rimanda al Nick Cave di “Let Love In”. O per l’ammaliante ballata psichedelica “Something Happens For The First Time” composta ed eseguita dai Julie’s Haircut al gran completo. Per non dire della cover di “Pretty Face” (J.J. Burnell) con la sei corde di Pibio dei Temponauts sugli scudi e della minimale poesia prevertiana di “Autumn Leaves” in cui la voce di Lilith è accompagnata dagli strumenti di François Regis Cambuzat.
Sino alla conclusiva “Grazie alla Vita“, la celeberrima “Gracias a la vida” di Violeta Parra nella versione che ne fece Gabriella Ferri.
Dedicato a Charles Mingus (come si evince dal titolo), “The Black Lady and The Sinner Saints” è un lungo viaggio musicale nella canzone d’autore, nella musica impregnata di passione che non conosce limiti d’età…a 15 come a 40 anni. Bentornata!
Autore: Roberto Calabrò