Venere, dea dell’amore e della bellezza.
Venere, la prima stella al mattino.
Venere, attualmente nel segno dello Scorpione e in trigono a Giove nel segno dei Pesci
Venere, una musa ispiratrice.
Venere, ce la raccontano in cinque brevi “gocce” (una a testa) i cinque giovani palermitani che da lei prendono il nome.
Parliamo dei Venus in Drops e del loro primo EP autoprodotto coerente con l’esordio “The first genesis”.
Un EP che si presenta molto referenziale: dalla Marylin in copertina, reinterpretata, suadente, ma con una bellezza sciatta, priva di edonismo e di un sorriso, alla seconda traccia “Lucy was in the stars” che strizza l’occhio ad altre divinità. Chissà che le divinità evocate non siano per loro una sorta di Virgilio e Beatrice, apripista e accompagnatori in quel tortuoso sentiero che attraversa il mondo della musica. Soprattutto quando si tratta di musica italiana, e ancor di più se propende verso il panorama “rock inglese”, tendenzialmente emozionale.
Al di là di rituali scaramantici o scelte stilistiche, il progetto sembra decollare dalla prima traccia: “The first genesis of the animals”, e dirigersi verso sonorità avvolgenti, introspettive, cupe e a tratti disarmanti, come il pensiero del sangue in una nascita, come le urla che ricorrono, solo nei testi e mai nelle melodie. Come se la malinconia e la morbosità delle brevi poesie che ci raccontano fosse solo una parte del tutto, perfettamente integrata in quel cuscinetto musicale soffice e laconico, che ricrea un perfetto equilibrio.
Ammaliante la voce di Marco Barcellona, vero Caronte di noi ascoltatori, che ci accompagna e aci abbraccia in questo breve viaggio nella musica, quella angolfona, che pochi italiani riescono a produrre a dovere.
Autore: Serena Ferraiolo