C’è la mano sapiente di Jacquire King dietro il terzo album dei Cold War Kids. Dopo Kings of Leon, Tom Waits, Modest Mouse Jaquire King ne azzecca un’altra confezionando un album splendido per una terza prova da svolta per questo gruppo californiano che è probabilmente la più grossa rivelazione rock del secondo decennio targato 2000. Toni eccessivi? Non lo crediamo.
Dopo Loyalty to Loyalty, i quattro di Fullerton, Nathan Willett (voce, pianoforte), Jonnie Russell (chitarra), Matt Maust (basso) e Matt Aveiro (batteria), ritornano con una nuova serie di brani che sono molto diversi dai precedenti, pur se in totale continuità.
Se li si ascolta in serie questi tre piccoli capolavori, si ha la netta impressione che i ragazzi della guerra fredda guadagnano in sicurezza esecutiva e compositiva quello che perdono di sperimentalità e primordialità del suono. Il che potrà anche non piacere, specie agli amanti di quel sound così tanto White Stripes del primo album, che sicuramente conteneva i pezzi più vari e aritmicamente più aggressivi e originali.
Si potrebbe dire, per riassumere l’evoluzione dei quattro, che si è andati da un esordio tipicamente anni ’70 agli eighties più tipici, tuttavia senza cadere nella new wave dei synth e dell’elettropop, che è l’altra strada del ritorno degli anni ’80 perseguita dal rock moderno (White Stripes, Editors).
La musica di riferimento targata anni ’80 per questi ragazzi è quella dei grandi del pop-rock melodico di allora, Queen, Inxs, Simple Minds, con qualche goccia di U2, ma soprattutto e più di tutto Waterboys: Mine Is Yours, la title track e manifesto dell’album, fa il paio con pezzi indimenticabili come Spirit o Whole of the Moon del gruppo di Mike Scott, mentre Sensitive Kid cita esplicitamente gli australiani Inxs dell’indimenticato Michael Hutchence.
La canzone più vicina ai soliti Cold War Kids è non a caso il primo bellissimo singolo, Louder than Ever, pieno di cambi di ritmo, ma nonostante ciò si nota sin da subito come in questo Mine Is Yours la tastiera di Nathan Willett prevalga nettamente sulla chitarra di Jonnie Russell, e l’imressione è confermata da Bulldozer o Cold Toes, mentre pezzi come la dinamica Royal Blue o la complessa e profonda Finally Begin sono decisamente più rock ma è un rock nuovo per i Cold War Kids, più attento alla melodia che all’esperimento o al virtuosismo tecnico.
Salutati non a torto come i novelli Led Zeppelin, e Nathan come il novello Jeff Buckley, specialmente ascoltando Robbers and Cowards, i Cold War Kids ci hanno messo poco a tenersi lontano anche quest’etichetta, appena rischiava di imprigionarli, ed eccoli qui a tirar fuori canzoni altrettanto belle ed efficaci anche se meno sperimentali, meno psichedeliche, ma probabilmente più armoniose, sicuramente più epiche (oltre alla già citata Finally Begin, vedi Out of the Begin o Broken Open), più “confezionate” (che non vuol dire commerciali).
L’album delizia dall’inizio alla fine, perché è ancora da ascoltare l’ultimo pezzo, la trionfante, gloriosa, epica Flying Upside Down, pezzo nato per fare da chiusura di un album del genere dove campeggia e domina la chitarra à la The Edge, che già faceva capolino in Out of the Begin e un po’ dovunque, e proprio non poteva non starci in un album ispirato al rock anni ’80. Questa canzone meglio di qualunque altra può essere l’ago della bilancia per quanto amare o detestare la trasformazione dei Cold War Kids avvenuta in Mine is Yours.
Insomma, che sia un’evoluzione o solo un passaggio di genere, la musica dei Cold War Kids fa di nuovo notizia e di una cosa non si discute: i quattro di Fullerton hanno raggiunto il suono più puro, limpido, scolpito, fine e definito che si sia mai ascoltato dall’inizio di questo millennio, scavalcando perciò i confini temporali e facendo venire alla mente la purezza sonora di album leggendari come The Joshua Tree.
Ora tocca solo poterli ammirare dal vivo nella speranza che escano dai confini degli States dove per ora la loro musica è per di più relegata. Del resto, sono pur sempre i Figli della Guerra Fredda.
Autore: Francesco Postiglione
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