Entrare alla Flèche d’Or è quasi un’impresa, soprattutto se si arriva alle 22.30 e hanno già suonato due gruppi francesi (Revolver e Koko Van Napoo). Farsi spazio tra una marea di gente stipata sotto il palco, cercando di non scivolare sui bicchieri di plastica, inciampare tra bottiglie e dio solo sa cosa, è un’impresa, che però si affronta volentieri quando ti si dà la possibilità di ascoltare ogni sera una serie di gruppi indie interessanti e ben selezionati a 5€, consumazione inclusa.
Quindi prendo fiato e mi butto in apnea nel caldo tipico dei locali parigini.
A portarmi alla Flèche è la curiosità di ascoltare uno dei gruppi più freschi del panorama indie newyorkese e quindi mondiale. Un gruppo di ragazzetti che sull’onda di Vampire Weekend e quella gente lì ha sfornato un album niente male. Loro sono i Ra Ra Riot, di cui si parla un gran bene in giro (adorati, tra gli altri, dagli MGMT), e l’album è The Rhumb Line, scuderia V2, una certezza insomma. Eppure nonostante siano in giro da un paio d’anni nel mondo indie e abbiano solo un album e un ep alle spalle, di guai ne hanno già passati alcuni. Il frontman iniziale ha abbandonato la band dopo un anno, mentre il batterista è stato trovato morto la scorsa estate. Un battesimo di fuoco insomma per un gruppo che farà parlare (e già lo fa) di sè.
Ci saranno 5-600 (di più e non di meno) persone stipate davanti a un sipario rosso che separa il palco dal pubblico. Verso le 23 si alza il sipario (dovevo dirlo, benché il sipario si sposti di lato e non in aria) e ci si ritrova davanti questi 6 ragazzi(ni), di cui 2 ragazze che sono la sezione archi (violino e violoncello), mentre i ragazzi, sempre i soliti!, con basso, chitarra, batteria e voce. Ammetto di non aver mai visto una loro immagine prima del concerto, così quando me li sono ritrovati davanti ho avuto un attimo di panico. Altro che universitari, questi sembrano appena adolescenti (guardare bassista – Mathieu Santos – e chitarrista – Milo Bonacci – per credere…). Ad ogni modo, dopo averne sentito parlare così bene aspetto di sentirli suonare.
“Hi we’re Ra Ra Riot from New York” e si comincia. Una quarantina di minuti di concerto che scorrono piacevolissime, ascoltando il gruppo nato, per niente spontaneamente, alla Syracuse University.
Rebecca Zeller (violino) e soprattutto Alexandra Lawn (violoncello) danzano con i loro archi, quella di Alexandra è una danza quasi tribale a volte, anche quando ha problemi a sentire lo strumento e quasi si china a cercarne il suono delle corde. Anche Wes Miles, il frontman, fa una danza strana, un tarantolato che cerca perennemente il contatto col basso di Mathieu Santos.
La linea della batteria (Gabriel Duquette) punk rock che va a sposare le linee degli archi quasi in antitesi, ma che danno, a volte, un che di sognante.
Stasera non ci sono orpelli, il concerto dura il tempo di far ascoltare ai presenti l’album, e al massimo è inframezzato dal titolo della canzone o dalla ripetizione del nome del gruppo – quasi a ricordare umilmente a chi si ritrovasse lì di chi fosse quella musica che sovrastava risate e discorsi, come se chi fosse lì non fosse per loro.
Quaranta minuti, quindi, niente di più, ma passati benissimo. Niente bis, ultima canzone e arrivederci e grazie, e a noi, onestamente, va bene così.
Autore: Francesco Raiola
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