Prima ci si abitua all’idea che la vita propina continue ricerche senza sosta e meglio sarà per ognuno che, a prescindere, avvertirà un senso di affermazione, qualsiasi sia la sua destinazione. Sarà che le battaglie da fronteggiare col sospetto del fallimento, con l’onere della famiglia, del lavoro e delle incombenze sono tante, ed ecco che la loro veloce somatizzazione farà, comunque, emergere un basilare senso di fierezza benché, apparentemente, non se ne intravede il senso.
In tutto questo, risiede il nocciolo della questione che Lorenzo Monni, leader dei Leptons, anela di esplicare nel nuovo album “La ricerca della quiete”: un percorso che erutta lava bollente di sperimentazione d’avanguardia, lasciando poche chances di poterne dare una precisa definizione ed è già un bel premettere. Eh, si, signori, poiché nei 9 pezzi del viaggio magmatico e misterioso, orbita innovazione, irruenza ed originalità, interagendo con un trittico idiomatico di inglese, italiano e…Leptons-iano: ossia, un linguaggio criptico tutto loro. Interessante, no? Ok, in teoria tutto bene ma nella pratica? Date gusto al dito sul “play” che s’intona tosto un “Canto di lavoro”, mettendo in mostra aspetti esecutivi pluri-tentacolari, mentre con “Great escape” giocano l’asse funky con stranezze vocali che effigiano frustrazione e smarrimento.
Tra falsetti, basso severo ed eclettico tribalismo, si snoda il modern-prog del singolo “Diario di un vulcano”, fortemente indirizzato a destar stupore uditivo, poiché non siamo “Cosi lontani” dall’intuire che l’estro del combo veneto sa ampliare i vari umori anche su stesure più morbide e strumentali, come si evince anche nella penultima track “Il lago delle favole”.
In lontananza, infine , si affaccia la virtuosa “Trilli” in un carosello gipsy-tarantellato , atto a consegnarci l’ennesima sorpresa assemblativa di un’opera caleidoscopica dalle movenze sonore personalissime, mai dome, nelle quali “dozzinale” è, da sempre, aggettivo abolito dal vocabolario progettuale di Mr. Monni. “La ricerca della quiete” va sempre anelata, braccata, inseguita e, vieppiù, difesa a denti stretti, sempre che vogliate ancora provare quel pizzico d’orgoglio esistenziale che tiene a galla il nostro agire.
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autore: Max Casali