Il festival di cinema e filosofia di Procida diretto da Ghezzi ha stretto i denti e non ha saltato l’edizione 2008, in bilico fino all’ultimo
Chi non è mai passato per le stradine di Procida (in foto la chiesetta sul porto) e ha passeggiato sul breve lungomare del porto fino all’entrata del Procida Hall, non si è mai lasciato davvero accarezzare dal “Vento del Cinema”: da quell’alito caldo e ammaliatore che trascina in sala tra deliranti jam session e “cose mai viste”.
Chi nella vita ha giurato amore eterno all’arte di Meliés, non può non lasciarsi incantare da questo festival raccolto e pazzesco, senza tromboni nè passarelle dove sfumacchiando una sigaretta tra una proiezione e l’altra, ti può capitare di vedere Enrico Ghezzi affettuoso papà giocare con suo figlio lungo il pontile, strabuzzare gli occhi e giurare a te stesso di non aver avuto l’ennesima visione di celluloide e poi seduto al bar del Procida Hall, accorgersi che quello accanto a te, è Werner Herzog regista stracult: a quel punto vorresti attaccarti tipo piattola addosso ma per dirgli poi che? lui che sta beato al suo tavolino, si gode il porticciolo e nessuno gli rompe le scatole.
Perchè rompere una magia? Beh, a dire il vero la magia ci hanno provato a spezzarla quest’anno le istituzioni locali, non sostenendo in alcun modo il festival di cinema e filosofia diretto da Enrico Ghezzi, ormai alla quarta edizione procidana, dedicata quest’anno all’incompiuto nel cinema e costretto a “ridursi” ad una due giorni, comunque imperdibile.
Ospiti di questa stana edizione prenatalizia (ormai da un paio d’anni il vento soffiava a fine settembre) il regista iraniano Amir Naderi – a cui è stata dedicata una retrospettiva e che ha presentato a Procida il suo ultimo meraviglioso lavoro, “Vegas”, in concorso alla 65° edizione del Festival di Venezia; il regista moldavo Artur Aristakisyan – a cu iera dedicata una retrospettiva (da segnalare il delirante “Un posto sulla terra”); il regista e produttore Jacques Granclaude -al fianco di Rossellini negli ultimi anni e durante la realizzazione del documentario “Le centre Georges Pompidou” e l’antropologo Marino Niola, ormai di casa al festival, che oltre a portare un pò di stagisti dal Suor Orsola Benincasa, ha raccontato del documentario etnoantropologico di Levi Strauss, alcune immagini delle quali sono state proposte durante le jam session tra i protagonisti del festival (ospiti e pubblico) e l’ondivago Ghezzi (che si disperde e si ritrova nei suoi giri di boa intorno al megacervellone pieno di pensieri, immagini, evocazioni).
Che grande idea le jam session: incontri aperti in cui parlare del tema del festival, di quello che si è visto, di impressioni, voli pindarici.
Un incontro libero che puntualmente assume il volto interrogatorio di chi vorrebbe che il pubblico interagisse di più e quello supplichevole di chi, dall’altra parte, dopo minuti interminabili del solito “chi vuole intervenire…” vorrebbe parlare di cinema ma non ha neanche idea di chi sia Aristakisyan e non si permetterebbe mai di fronte a Ghezzi di dissertar sull’incompiuto nel cinema, per non parlare dell’afterlife, tema dell’anno scorso. Forse le catastrofi – fil rouge del 2006 – erano un pò più abbordabili, anche se fa un certo effetto vedere il primo Titanic (del ’32 credo), su un traghetto, di notte, a zonzo intorno all’isola.
Questa è la genialità e lo humor di uno staff guidato dall’affiatatissima (ma loro forse, preferirebbero l’appelativo strana) coppia ghezzi/Francia Di Celle e da un patron tutto fare (Giulio De Falco) che per il Vento del cinema si fa in quattro.
Sarebbe una grossa irreparabile perdita per Procida se – dopo il Premio Morante sbarcato a New York – perdesse anche questa manifestazione. Un unicum nel panorama internazionale, un festival vero come ha detto un entusiasta Naderi. Innamorato come noi.
Autore: Michela Aprea