Mamma che ne pensi se ascolto John Butler trio? Il giovane australiano che ha trovato fortuna in America, il Manu Chao del folk, che porta a casa di volta in volta una sfilza di premi che Ben Harper avrebbe potuto vedere solo dopo una decina d’anni di carriera.
Il figlio d’arte istrionico e pieno di passioni, che trasforma i suoi umanistici intenti in una filosofia musicale, un groviglio, eh si, proprio un groviglio, di suoni e colori da fare invidia ad una macedonia con gelato!
Grand National, l’ultima fatica di mister Butler e annessi, diventa in breve un album da “pole position” su mtv. E’ energico senza ombra di dubbio, ma forse un vezzo, meno ispirato e sagace del precedente, meno lineare meno essenziale, meno bello, in definitiva…E’ la mia opinione, sia ben chiaro.
Una fiducia nel mondo da cui scaturiscono filastrocche ed intrecci tutti ben impacchettati, ma la piccola perla, verso la fine discende, si perde, si confonde…il reggae si trasforma in hip hop sconclusionando un po’ tutto…ecco: dove manca la spontaneità si origina l’indecisione, l’indefinibile… Incisive, assai, le interessanti percussioni di Michael Barker, che rielabora un modo tutto suo di tenere il tempo…dona colore e fa la differenza.
Autore: Lorenza Ercolino