Un artista nel cui petto battono imprescindibilmente due cuori: quello per il natio Salento e l’altro per le tradizioni mediterranee, nei quali la ricerca sonora è incessante e profondamente curiosa per fini evolutivi, è già un gran bel segno di estrosità e talento. Quella del polistrumentista, autore e studioso di musica Fabrizio Piepoli è una carriera prestigiosa e di riguardo che, oltre ad una bella manciata di dischi, divisi tra solista, in gruppo (La Cantiga de la Serena, Raiz e Radicanto) e pregiate collaborazioni in quantità (Planet Funz, Teresa De Sio, Eugenio Bennato, Bobby Mc Ferrin, tra l’altro…) , si ritaglia un cammino di tutto rispetto con contaminazioni varie che lo porta a coniare, anche col nuovo album “Maresia” , la Tarabtella (un misto tra tarantella pugliese e il tarab arabo) mettendo cosi, in forte evidenza, la passione per tutto ciò che può essere assorbito da tradizione esterne che arricchiscono (non poco) il suo personal-sound al quale ambisce da sempre. Distaccandosi presto dall’originaria formazione rock, new-wave, Fabrizio ha sùbito avvertito l’irresistibile magnetismo per le tradizioni musicali antiche ed oggi rappresenta, palesemente, un punto di non-ritorno: ed è bene che sia cosi ! Dieci i brani in elenco , sfoggiati con indubbia classe e pulizia che partono dall’ orientaleggiante titletrack, vibrante e viscerale, che anticipa la rilettura accorata di “Melagranada ruja” (della cantautrice sarda Marisa Sannia) ma, man mano che si procede nel tour, si capta la ricchezza dell’opera, spaziando nella folk-prece “Ave Maria fadista” (portata alla celebrità da Amalia Rodriguez) o nella sanguigna esposizione di “Stella d’ori”, con un narrato caldo e mesmerizzante. Invece, la Tarabtella di cui sopra è servita nella virtuosa strumentale “Sair”: uno degli atti migliori dell’album. Anche in chiave ballad, il Nostro sciorina sensazioni e feeling emotivi a non finire, incorporando racconti, quadretti panoramici, memorie, scenari di gente autentica, di parole schiette e oneste, di lealtà intellettuale, di sapori e colori accesi, di granelle testuali che formano una spiaggia sognante di excursus etnici e culturali , un oceano dai fondali ammalianti ,capace di suscitare suggestioni senza tempo e, conseguentemente, “Occhi de monachella”, “Tètuan” e “L’America” sono conchiglie di madreperla, dischiuse con fascino e perizia. Godiamoci, quindi, le goccioline di spuma della “Maresia” che si dissolvono nell’aere salmastra come stille incantate e diamo ampio merito a personaggi come Fabrizio Piepoli che ci fan vivere e respirare un’immaginario di purissime essenze in musica.
http://www.fabriziopiepolimusic.com/
autore: Max Casali