Non piace molto (e a torto) la svolta alluci/country di Kurt Vile nel suo nuovo disco, B’lieve I’m Goin’ down, ancor meno la stravaganza interpretativa “stradaiola” con la quale l’artista americano – ex War On Drugs – acquerella l’immaginario dell’ascolto.
Ma si sa come la fai ne manca sempre un pezzo, per questo possiamo dire che questo lavoro – sebbene si distacchi dai precedenti – è un diamantino grezzo di straordinaria bellezza, schietto, riflettente, un pezzettino di vetro abbandonato nel deserto dell’anima da raccogliere come un talismano direzionale, di spirito. Una dozzina di brani solitari, solinghi e dal sottofondo malinconico, una costante osservazione sulla vita intorno, un grumo di spoken word che a suo modo incanta e ipnotizza, che si chiude a conchiglia per farci assaporare il dentro di un uomo che si cerca e che forse non vuole trovarsi.
Chitarra, arpeggi, echi, deserti, poca elettricità e molta poesia sono gli abiti con cui Vile riveste il suo essere momentaneo, la ballata agra Dust bunnies, i teneri lampi che illuminano Life like this, il fingerpicking loner Stand inside e la spennata western Reediana che smuove Wild immagination sono il peso d’assaggio di un disco straordinariamente vero.
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autore: Max Sannella