Finalmente da Napoli una vera band, una di quelle che non è stata infettata dalla napoletanite. Sembra che Partenope non riesce a partorire altro che cantautori e gruppi che cantano in napoletano, che usa ukulele e mandolino e che non sappiano cosa sia una chitarra distorta o – peggio – senza un background internazionale che spinga loro quantomeno ad un crossover tra tradizione, innovazione e standard minimi di alt-rock.
Indie-Rock-Folk con cantato in italiano molto ben scritto (ascoltare il brano Joker, please!) e soprattutto comprensibile; non proprio dei Vasco Brondi o Calcutta per intenderci. Il merito di questi incipit non trascurabili è di Vincenzo Toscano che oltre ad essere la voce dei Mexico86 è anche il bassista.
La formazione, corposa, si completa con Girolamo Claudio Caruso (batteria), Pietro Toscano (chitarre e cori), Luigi Pesce (chitarre), Giuseppe Caliendo (tastiere) e Francesco Gallucci (tromba).
La band che viene da nord-est di Napoli è giovane e piena di verve, idee pop seducenti che mischiamo ottimo rock a riff swingati che denotano una capacità – negli arrangiamenti – non da tutti: in questo senso i singoli Sprovveduta e Brucia sono ottimi esempi per capire stile e attitudine del gruppo.
Se la tromba introduce a pseudo ritmi mariachi (Metrò), ma caratterizza molti altri momenti dell’album, il resto della line up conferma di sapere il fatto suo specie in brani come Non importa e Povero Mario, quest’ultimo lo avrebbe potuto scrivere un Daniele Silvestri di qualche anno fa.
Siamo sicuri che dei Mexico86 ne sentiremo parlare a breve e per molto tempo, almeno ce lo auguriamo, e se tanto ci da tanto le premesse potrebbero essere mantenute arrivando a concretizzarle su scala nazionale, il giusto luogo dove mostrare questa perla di Napoli.
https://www.facebook.com/Mexico86band
autore: GianDino Daino