Mai titolo di un singolo di lancio sembra essere stato più azzeccato: Richard Ashcroft, tramontato (definitivamente?) per la seconda volta il progetto di far rinascere i Verve dopo l’interessante Forth del 2008, si getta a capofitto di nuovo sulla sua musica lanciando un nuovo progetto, per il quale abbandona il marchio da solista dei precedenti album e si fa affiancare da una nuova band, gli United Nations of Sound.
E la più importante novità è che si tratta di una band con chiare infiltrazioni R&B, coadiuvata dal produttore rap NO ID, con cui Ashcroft aveva già collaborato.
L’impatto sul sound ormai piuttosto collaudato del cantautore di Wigan è micidiale: basta ascoltare Born Again, ma anche la prima track Are You Ready (singolo di lancio nella sola Inghilterra) per notarlo: siamo lontani dalla lentezza e dal monoritmo di Alone with Everybody e Human Conditions, e semmai vicini ai pezzi più riusciti di Keys to the World, i tre album precedenti con cui, nell’ordine, Richard aveva approcciato l’esperienza solista.
Continuando ad ascoltare il nuovo album (titolo ufficiale United Nations of Sound) si intuisce subito una cosa: a quarantun’anni ormai, e dopo essersi lasciato alle spalle le storie di droga depressione e incomprensioni con la band che hanno accompagnato i tre bellissimi prodotti di marchio Verve degli anni ’90, Richard Ashcroft è un uomo realizzato e felice.
Energia, dinamismo, entusiasmo, vitalità, felicità, sprizzano da ogni pezzo: e le contaminazioni con mondo rap e R&B portano solo ulteriore beneficio e freschezza, come si ascolta soprattutto in America e This thing Called Life, pezzi non rock ma di grande respiro.
Il nuovo batterista Qyu Jackson (Ashcroft abbandona per la prima volta l’ex Verve Peter Salisbury che lo aveva seguito negli album solisti del decennio 2000) la chitarra elettrica Steve Wyreman, il bassista Dwayne “DW” Wright e il tastierista e campionatore Rico Petrillo rivelano già dai nomi la loro composizione multietnica, ideale per l’esperimento di contaminazione di generi che Ashcroft ha in mente.
L’impianto non è più rock: i puristi forse storceranno il naso, ma già negli album solisti Ashcroft aveva allargato gli orizzonti, sperimentando di più archi, batterie elettriche, campionamenti e melodie pop e trascurando la chitarra elettrica e le distorsioni. Qui però si avverte di più la presenza di altre fonti sonore, derivate probabilmente dal contributo degli altri membri, cercati uno ad uno dallo stesso Ashcroft a partire dalla fine dell’anno scorso.
Beatitudes è ancora un pezzo con base campionata e un riff elettrico che si ripete identico dall’inizio alla fine, su cui la voce suadente di Richard canta la sua litania ossessiva e grintosa (e si sentiranno echi di pezzi come This Time o Come On, qui forse addirittura superati). Good Lovin è forse il pezzo più simile ai precedenti album solisti, mentre How Deep Is Your Man, a sorpresa, introduce un rock’n’roll purissimo stile anni ’50 su cui il vocalist svetta, improvvisa e si diverte.
She brings the Music è una ballata di vecchia ispirazione, la cui intro ricorda (forse troppo) Lucky Man, mentre con Royal Highness ritorna il sound solare grintoso e allegro dei primi pezzi, seguito da una preghiera quasi gospel, Glory, impiantata su una base ritmica campionata.
Concludono alla grande Life Can Be So Beautiful, con un inaspettato cantato in falsetto e un accennato rap finale, e la epica Let My Soul Rest: non sono i Verve, ma il progetto United Nations of Sound ha portato Richard Ashcroft alla massima espressività artistica dai tempi di Urban Hymns, superando anche il ritorno verviano di Forth, bello ma troppo intimista e ritmicamente statico.
Mentre se c’è qualcosa che qui non manca è proprio il ritmo, affidato sì prevalentemente a basi campionate, ma sempre gustoso, mai banale, e capace di costituire una originale sorprendente base per una delle voci più puramente rock degli ultimi anni (la migliore voce rock del mondo, come la definì Chris Martin al Live Eight introducendolo a cantare con lui Bitter Sweet Symphony).
Il risultato esplosivo di questo mix è già stato assaggiato dai fan in una tournee tutta in Oriente fra Australia e Giappone tenutasi lo scorso agosto, fra pezzi nuovi e rielaborazioni dei classici Verve.
Aspettiamo adesso di vedere l’esplosione delle Nazioni Unite del Sound nella loro terra d’origine, in Europa. E magari, in Italia.
TRACKLISTING:
1. Are You Ready
2. Born Again
3. America
4. This Thing Called Life
5. Beatitudes
6. Good Lovin’
7. How Deep Is Your Man
8. She Brings Me The Music
9. Royal Highness
10. Glory
11. Life Can Be So Beautiful
12. Let My Soul Rest
Autore: Francesco Postiglione
www.richardashcroft.co.uk – www.parlophone.co.uk/