Torna la Mostra del Cinema di Venezia con una preapertura straordinaria, nella rinnovata Sala Darsena, martedì 26 agosto. Ospite il pubblico veneziano. Tanti i film in gara per un’edizione che punta a non rinunciare alla qualità né tantomeno alla quantità delle opere proposte.
di Michela Aprea
È giunta alla settantunesima edizione la Mostra del Cinema di Venezia. La celeberrima rassegna, diretta per il secondo anno di seguito dal critico Alberto Bacrbera e ospitata dal Lido, porterà sugli schermi a partire da oggi, 27 agosto, e fino al 6 settembre alcune delle opere più interessanti dell’attuale stagione cinematografica internazionale. L’evento è stato preceduto, martedì 26 agosto, alle ore 20. 15, da una serata speciale e gratuita riservata ai veneziani e realizzata in collaborazione con i quotidiani locali “Il Gazzettino”, “La Nuova di Venezia e Mestre” e il “Corriere del Veneto”. Un evento che il presidente Paolo Baratta ha voluto dedicare al popolo della Laguna e alla riapertura della rinnovata Sala Darsena, festeggiata con la proiezione di una rarità: il film muto, Maciste Alpino (95’) di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto. Girato nel 1916 in piena Prima Guerra Mondiale, con la supervisione di un grande del cinema dell’epoca, Giovanni Pastrone, – meglio noto per il suo Cabiria (1914), il più celebre dei film muti italiani – , Maciste Alpino è stato presentato in una versione restaurata realizzata in occasione del Centenario della Grande Guerra. La ricostruzione e il restauro digitale della versione originale, frutto della collaborazione della Biennale di Venezia con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, sono stati compiuti dal Laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna. La proiezione della pellicola è stata accompagnata dalle note del jazzista Raffaele Casarano e il quartetto Locomotive.
IL FILM Maciste Alpino è probabilmente il miglior film di propaganda bellica prodotto in Italia nel corso della Prima guerra mondiale. Si narra delle peripezie di Maciste (interpretato da Bartolomeo Pagano) giunto il 24 maggio 1915 insieme alla sua troupe in un paesino di confine sulle Dolomiti per girare un film. Presi dall’entusiasmo per l’entrata in guerra dell’Italia, Maciste e i suoi collaboratori vengono imprigionati e minacciati di deportazione. L’eroe affronterà la situazione battendo gli austriaci, liberando i compagni e riuscendo anche a vestire la divisa da alpino. Il film riesce a raccontare le atrocità della guerra (la violenza, la tragedia, la privazione) con un tono leggero e catarchico in grado di colpire e sorprendere anche lo spettatore moderno.
VENEZIA 71 Anche quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia si caratterizzerà per la sua capacità di fornire una visione completa della produzione cinematografica mondiale mostrando in rassegna capolavori inediti di alcuni dei più grandi autori viventi senza dimenticare di dare spazio a opere prime e a retrospettive e omaggi. In apertura, “Birdman or (The Unespected Virtue of Ignorance)” del regista Alejandro G. Iñàrritu, adattamento di un racconto di Raymond Carver. Michael Keaton, Zach Galifianakis (“Una notte da Leoni 1-2-3”) Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, tra gli interpreti. Ben tre i film italiani in concorso: “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo (con Alba Rohrwacher, Adam Driver, Roberta Maxwell), film a “low budget” girato negli Stati Uniti, in inglese, adattamento del romanzo “Il bambino indaco” del padovano Marco Franzoso. Pure tratto da un libro, omonimo, di Gioacchino Criaco, “Anime nere” di Francesco Munzi (già regista di “Saimir”, presentato con ottime critiche nella rassegna Orizzonti del 2004) storia di ‘ndrangheta, di tre fratelli in Aspromonte e delle loro vite segnate dalla violenza. La pellicola è girata in dialetto calabrese stretto e sottotitolata. Interpretato da Elio Germano, “Il giovane favoloso” di Mario Martone, sugli anni della formazione a Recanati del poeta Giacomo Leopardi.
Attesissimi, l’omaggio a Pier Paolo Pasolini di Abel Ferrara, il semplicemente “Pasolini”, “una lettura personale e senza alcuna pretesa documentaristica degli ultimi momenti di vita del poeta, cineasta, intellettuale di origini friulane, magistralmente interpretato da Willem Dafoe e “The Cut” di Fatih Akin sul genocidio degli armeni da parte dei turchi dell’Impero Ottomano nel 1915. Sul tema della omicidio di massa, stavolta consumato in Indonesia anche il drammatico documentario “The look of silence” di Joshua Opennheimer.
Da un racconto di Albert Camus (“L’ospite”, contenuto nella raccolta “L’exil et le royaume” de 1957) è tratto il film “Loin des hommes” di David Oelhoffen, con Viggo Mortensen e Reda Kateb. Tratto da un libro anche il giapponese “Nobi” (Fires on the Plan) di Shinya Tsukamoto, ispirato al romanzo autobiografico “La strana guerra del soldato Tamura” di Shôkei Oka, che racconta la disfatta dell’esercito giapponese nel 1945, con gli ultimi soldati nascosti nella foresta filippina.
Tre le pellicole in concorso, “La rançon de la gloire” di Xavier Beauvois, sul furto della bara di Chaplin da parte di due balordi e le francesi “Le dernier coup de marteau” di Alix DeLaporte e “3 coeurs” di Benoìt Jacquot. Dagli Stati Uniti Ramin Bahranie il suo “99 homes”, David Gordon Green con “Manglehorn” e, infine, Andrew Niccol con “Good Kill”.
IL MANIFESTO Un omaggio a François Truffaut e al suo cinema il tema scelto per rappresentare la settantunesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. A dare un volto al manifesto ufficiale della kermesse, il primo piano di Antoine Doinel (un giovanissimo Jean-Pierre Léaud) estrapolato dall’ultima inquadratura di “I 400 colpi” (Les quatre cents coups, 1959), film che sulla soglia degli anni Sessanta aprì la porta alla Nouvelle Vague e al suo impeto dilagante. Il manifesto è stato realizzato dal grafico Simone Massi. Ex-operaio, fieramente di origine contadina, Massi si definisce un animatore resistente. Dopo gli studi in Cinema di Animazione alla Scuola d’Arte di Urbino, da 18 anni cerca “-in maniera pulita- di fare diventare la sua passione per il disegno un mestiere”. Ha ideato e realizzato una decina di piccoli film di animazione mostrati in 60 Paesi raccogliendo oltre 200 premi. Vincitore, caso unico nella storia del premio, del David di Donatello 2012 per il miglior cortometraggio con il film di animazione ‘Dell’ammazzare il maiale’, dal 2012 realizza per la Mostra del Cinema di Venezia i manifesti della rassegna e le sigle animate che introducono le opere mostrate.
LEONI D’ORO L’onorificenza nata per celebrare la carriera di importanti figure del cinema nazionale e internazionale sarà assegnata agli artisti statunitensi Thelma Schoonmaker (montatrice) e Frederick Wiseman (regista e documentarista). Uno dei più straordinari montatori cinematografici della storia del cinema, Thelma Schoonmaker ha realizzato il montaggio per ben tre Oscar (Toro scatenato, The Aviator, The Departed) e due BAFTA (Toro scatenato, Goodfellas). Una carriera straordinaria che la Mostra del Cinema di Venezia celebra assegnando all’artista, per la prima volta nella storia della kermesse ad un professionista del montaggio, il Leone d’Oro alla carriera. Regista e produttore cinematografico statunitense, classe 1930, Frederick Wiseman è considerato uno dei maestri del cinema documentario. La sua opera ha indagato e restituito la complessità e l’ambiguità dell’America contemporanea. Puralieno da ogni implicazione direttamente politica, il cinema di Wiseman – come afferma lo scrittore e giornalista Carlo Chatrian, dal 2012 direttore artistico del Festival del film Locarno – “ha più volte messo in discussione il sistema statunitense, facendone emergere gli aspetti di fragilità. Abolite le seduzioni dello sguardo diretto, della suspense o delle enunciazioni in prima persona, il regista ha messo a punto una struttura comunicativa e visiva nella quale viene lasciato allo spettatore il compito di formulare proprie ipotesi e giudizi personali su quanto vede sullo schermo”. Wiseman ha realizzato 39 documentari e 2 film di finzione: opere narrative drammatiche che cercano di ritrarre l’esperienza umana all’interno di una grande varietà di istituzioni sociali contemporanee. Tra i suoi documentari si ricordano Titicut Follies (1967), Welfare (1975), Public Housing (1997), Near Death (1989), La Comédie Française ou L’amour joué (1996), La danse-Le ballet de l’Opéra de Paris (2009) e At Berkeley (2013, presentato a Venezia). Wiseman, che è stato presente 7 volte a Venezia, ha vinto numerosi premi tra i quali quattro Emmy, un MacArthur Prize Fellowship e un Guggenheim Fellowship. È anche regista di teatro, dove ha diretto The Last Letter, tratto dal romanzo Life and Fate di Vasily Grossman, e Happy Days di Samuel Beckett alla Comédie-Française. La sua opera più recente è National Gallery (2014), presentata all’ultimo Festival di Cannes.
LA GIURIA Alexandre Desplat (Presidente), compositore francese e autore di colonne sonore di successo; Joan Chen, l’attrice e regista cinese; Philp Gröning, regista e sceneggiatore tedesco; Jessica Hausner, regista e sceneggiatrice austriaca; Jhumpa Lahiri, scrittrice statunitense di origine indiana; Sandy Powell, costumista britannica 9 volte nomination all’Oscar; Tim Roth, l’attore inglese; Elia Suleiman, regista sceneggiatore e attore palestinese e Carlo Verdone, amatissimo autore e registra nostrano, compongono la rosa della Giuria Internazionale della 71esima Mostra. Madrina dell’evento, la strepitosa Luisa Ranieri. A presiedere la sezione Orizzonti, la regista cinese Ann Hui. Ad Alice Rohrwacher la presidenza della sezione Opera Prima e al regista Giuliano Montaldo quella di Venezia Classici.
ORIZZONTI Tantissime le opere in rassegna nella Sezione Orizzonti, dedicata ai nuovi linguaggi artistici e alle opere prime. In apertura, “The President” del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, diretto durante il suo esilio londinese. Il film narra la storia di un dittatore di un immaginario paese caucasico che si confonde tra il suo popolo per conoscerlo da vicino.
Tra le pellicole italiane in gara, quella di Renato Di Maria che dall’omonimo romanzo di Aldo Nove ha tratto il film “La vita oscena” con Isabella Ferrari e Iaia Forte; l’esordio di Michele Alhaique “Senza nessuna pietà” con Pier Francesco Favino (ingrassato di 20 chili, nel ruolo di un manovale); Franco Maresco e il suo “Belluscone”. Una storia siciliana” dove, in maniera ironico-sarcastica, si racconta il rapporto tra Berlusconi e la mafia. Del francese Quentin Dupieux, “Reality”, storia di un tranquillo cameramen alle prese col suo primo film horror e la ricerca dell’urlo perfetto.
“Theeb” del regista giordano Naji Abu Nowar racconta il viaggio di un giovane beduino attraverso il deserto durante la Prima Guerra Mondiale; mentre “Nabat” di Elchin Musaoglu, la storia di una donna che cerca di sopravvivere durante il conflitto del Nagorno Karabakh. Dagli Usa arrivano le pellicole di Ami Canaan Mann (figlia del regista Michael) che presenta a Venezia la sua seconda opera , “Your right mind”; “Cymbeline” di Michael Almereyda, moderno adattamento dell’opera teatrale di Shakespeare, con Milla Jovovich, Ethan Hawke, Ed Harris; “Heaven knows what” dei fratelli Josh e Ben Safdie. Interpretato dallo scrittore e poeta Michel Houellebecq la pellicola diretta dalla coppia Delepine-Kervern dal titolo “Near death experience”.
Tra le altre opere in rassegna, fuori concorso, il progetto “Io sto con la sposa” di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry, film documentario in cui i tre registi si improvvisano loro malgrado trafficanti al fine di consentire la fuga di un gruppo di profughi. “La storia narra le peripezie di un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano che incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati”. Il film, un’opera eccezionale, dirompente, rivoluzionaria è il racconto in presa diretta del viaggio realmente accaduto da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.
Tutti i film della sezione Orizzonti saranno preceduti da un estratto dei cinegiornali dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce su Venezia e la Mostra realizzati tra il 1928 e il 1958.
GIORNATE DEGLI AUTORI Innumerevoli le opere presentate all’interno della sezione dedicata al cinema d’autore. Tra queste, One on One dell’ormai celebre regista sud-coreano Kim Ki-duk (Ferro 3, L’isola, L’arco); The Goob dell’esordiente Guy Myhill (primo film realizzato nell’ambito di iFeatures2, la seconda edizione del programma di produzione cinematografica di Creative England, in collaborazione con il British Film Institute Film Fund, BBC Films e Creative Budget Film Skills Fund); Metamormorphoses di Cristophe Honorè; Messi di Alex de la Iglesia, ritratto in forma documentaristica del grande campione del F.C. Barcellona Leo Messi; The Smell of Us di Larry Clark; El Cinco de Talleres dello spagnolo Adrian Biniez; Patria di Felice Farina; Les nuits d’été di Mario Fanfani; Before I disappear di Swan Christensen; Retour a Itaque di Laurent Cantet; I nostri ragazzi di Ivano De Matteo. Eventi speciali, la prima internazionale, in programma sabato 30 agosto alle ore 22 presso la Sala Perla 2, di Five Star di Keith Miller, racconto vero e libero da luoghi comuni della vita quotidiana di un gangster a New York, premiato per il miglior montaggio al Tribeca Film Festival e The Lack di Masbedo, alias Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni, tra i protagonisti di spicco dell´arte visuale e della ricerca sull´immagine in movimento di questi anni. Girato tra l´Islanda e la Lisca Bianca nelle Eolie, il film mette in scena quattro variazioni sul tema della “mancanza” rappresentata da sei personaggi femminili interpretati da Lea Mornar, Xin Wang, Giorgia Sinicorni, Ginevra Bulgari, Emanuela Villagrossi, Cinzia Brugnoli e la piccola Sofia Di Negro.
VENEZIA CLASSICI Sono Krzysztof Kièslowski, Joseph Mankiewicz, Rüdiger Suchsland, Tatti Sanguineti, Amir Naderi, Maurice Pialat, François Truffaut, Michael Powell, Emeric Pressburger, Allan Dwan alcuni degli autori delle opere presentate nella sezione presieduta da Giuliano Montaldo: una selezione di film e documentari restituiti in occasione di Venezia 71 al grande schermo. Tra le opere proposte, i restauri di Bez konca (No end) di Kièslowski; Guys and Dolls di Mankiewicz, Umberto D. di Vittorio De Sica; Baisers volés (Baci rubati) di Truffaut; L’udienza di Marco Ferreri, Senza pietà di Alberto Lattuada, Todo Modo di Elio Petri; Una giornata particolare di Ettore Scola; Gelin (Bride) di Omer Lufti Akad; La Cina è vicina di Marco Bellocchio; L’avventura di un soldato (episodio di L’amore difficile) di Nino Manfredi e i documentari Von Caligari zu Hitler di Suchsland; Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino di Sanguineti; Poltrone rosse – Parma e il cinema di Francesco Barilli; Gian Luigi Rondi: vita, cinema, passione di Giorgio Treves; One day since yesterday: Peter Bogdanovich & The Lost American Film di Bill Teck; Altman di Ron Mann.
SETTIMANA DELLA CRITICA Selezionato per la chiusura della sezione dedicata alle opere prime, fuori concorso, l’ esordio alla regia di Diego Bianchi (ai più noto come Zoro) Arance e martello. Già definito ‘il Fa’ la cosa giusta de noantri’ il film, prodotto dalla Fandango, è ambientato in un mercato rionale di San Giovanni a Roma, due anni fa, nel pieno del potere berlusconiano. “La vita di un tranquillo e ordinario mercato rionale è stravolta dalla notizia della sua chiusura da parte del Comune. L’unica realtà politica a cui rivolgersi è una sezione del Pd, al fondo della strada. Separata dal mercato e dal mondo – da anni – da un muro di cemento eretto per permettere i lavori della metropolitana. Da quel momento si vivrà una giornata unica, paradossale, comica e drammatica, nel quale tutto si consuma e tutto diventa paradigma satirico della storia recente del nostro Paese”.In gara, Villa Touma, primo lungometraggio di finzione di Suha Arraf, sceneggiatrice palestinese de La sposa siriana e Il giardino dei limoni, e autrice del documentario Women of Hamas. Il film racconta di tre sorelle che vivono recluse in una villa, indifferenti a tutto ciò che le avviene intorno, a partire dalla guerra; Binguan (The Coffin in The Mountain), di Xin Yukun che tratta i temi della morte, dei tradimenti, delle menzogne, ambientandoli nel corso di un funerale rituale in un piccolo villaggio cinese; Terre battue (40-Love) di Stéphane Demoustier; Ničije dete (No One’s Child) di Vuk Ršumović. Ad aprire fuori concorso il programma di quest’anno, composto da sette prime mondiali, Melbourne, diretto dal regista iraniano Nima Javidi. Per la prima volta in concorso sarà un documentario a rappresentare il nostro Paese con Dancing with Maria, del goriziano Ivan Gergolet. Il film racconta la vita di Maria Fux, danzatrice ultra-novantenne diventata un’istituzione a Buenos Aires con la sua scuola di danza-terapia dedicata principalmente, ma non solo, a persone con deficit motori e mentali.
FUORI CONCORSO Ad inaugurare la sezione dei film Fuori Concorso il cinese Qin’ai de (Dearest) di Peter Ho- Sun Chan. Corale Words with Gods nove storie di spiritualità e religione raccontate da nove grandi cinesti: Guillermo Arriaga, Emir Kusturica, Amos Gitai, Bahman Ghodabi, Worwick Thornton, Hector Babenco, Hideo Nakata, Mira Nair, Alex de la Iglesia. Tra le altre opere proposte fuori competizione: La trattativa di Sabina Guzzanti; Italy in a day (Un giorno da italiani) di Gabriele Salvatores; O Velho do Restelo di Manoel de Oliveira; La zuppa del demonio di Davide Ferrario; Perez di Edoardo De Angelis; The Sound and the Fury di James Franco; le versioni Director’s Cut di Nymphomaniac Volume I e II (long Version di Lars von Trier; She’s Funny That Way di Peter Bogdanovich.
Chiuderà la selezione dei film non in gara Huangjin shidai (The golden Era) della cineasta cinese Ann Hui.
Per maggiori informazioni: http://www.labiennale.org/it/cinema/71-mostra/