Celebrazioni d’obbligo per ricordare la nascita della ZE Records: ben trent’anni sono passati da quando il giornalista britannico Michael Zilkha e lo studente d’arte di origine francese Michel Esteban fondarono l’etichetta in quel di New York, culla di paranoie metropolitane, visioni cosmopolite e irrefrenabili pulsioni artistiche. Un’esperienza straordinariamente eccitante seppur consumatasi in meno di un decennio: di fatto chiusa nel 1986, la label ha sì riaperto i battenti nel 2002 per iniziativa di Esteban, ma solo con l’intenzione di ristampare tutto il vecchio materiale in catalogo.
A curare i festeggiamenti ci pensa la Strut, dando alle stampe questa gustosa compilation che comprende 14 brani più libretto con fotografie (anche inedite) ed interviste ai protagonisti della saga ZE Records, il tutto nel segno di un adrenalinico frullato di rock bianco in fermentazione post-punk, disco-music mutante, soul-jazz incandescente e funky-grooves d’assalto.
La caraibic-wave di Kid Creole & the Coconuts a stantuffare bassi in un remix di “Something wrong in paradise”, i Was (Not Was) intenti ad insegnare movimenti ritmici ai vari Out Hud e Chk Chk Chk, una luccicante pista da (s)ballo popolata da Cristina, da Don Armando’s Second Avenue Rumba Band e da Material & Nona Hendrix, l’immancabile James Chance nel manifesto free di “Contort yourself”, la guizzante electro pre-DFA di Garcons, i Suicide padrini degli Xiu Xiu in “Dream baby dream” e ancora Alan Vega con il rockabilly surreale di “Jukebox babe” documentano una stagione musicale che, a distanza di tanti anni, conserva energia e freschezza perfettamente intatte!
Autore: Guido Gambacorta