Ne hanno fatta di strada i Il Pan del Diavolo. Partiti dalla Sicilia nel 2006, uno dei tanti gruppi emergenti in Italia, si ritrovano oggi, a distanza di neanche troppi anni, con un disco missato negli States da Craig Schumacher, che ha collaborato con personaggini del calibro di Calexico e Giant Sand. Giusto per non smentirsi, l’album si intitola “Folckrockaboom”, proprio come il folk rock che fanno i Pan, ed è il terzo della loro carriera, quello della “maturità”, come ha detto qualcuno, o quello della conferma, come in effetti è.
Chi li ha conosciuti e amati agli esordi, probabilmente ravviserà meno sonorità genere rockabilly (ma a tratti dal sapore punk, concedetemelo) in favore di una svolta più cantautorale, un’evoluzione diversa ma anche giusta, considerando che il tempo passa, l’età avanza e le attitudini cambiano. Così il duo formato da Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo da vita a un album che affronta la vita in maniera differente, parlando della vita quotidiana, fin troppo spesso senza senso, col fare scanzonato di un Rino Gaetano e un Fred Buscaglione.
Nella tracklist spiccano pezzi come “Folckrockaboom”, che da anche il titolo all’album, da notare il testo: “Qui non ci sono capi/ non ci sono professori/ ci sono solo dittatori/ della musica/ del lavoro/ dell’anima”, la nostalgica “Mediterraneo” ma anche la triste “Vivere Fuggendo”, che ci ricorda quanto certe volte, la nostra esistenza sia un’eterna fuga. Per quanto concerne la parte strettamente melodica, nonostante il cambio di rotta, tra i due rimane sempre una bella intesa che sfocia in brani ben costruiti, senza sbavature né nulla da eccepire. Insomma, se questa era una prova di maturità o di talento, i Pan del Diavolo la hanno superata a pieni voti.
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autore: Veronica S. Valli