Un sodalizio che mi auguro possa rinnovarsi in futuro e offrire ulteriori frutti succosi, questo stretto dai tre Airportman Giovanni Risso, Marco Lamberti e Paolo Bergese con Tommaso Cerasuolo: le trame strumentali della band cuneese e la voce dei Perturbazione trovano il loro perfetto terreno d’incontro in questa raccolta di cover, 11 brani pescati nel gran calderone degli ascolti giovanili e delle fascinazioni personali, qui reinterpretati con un sentimento, un calore ed un’ispirazione davvero sopra la media. Se il proposito dichiarato nelle note interne di “Weeds” era quello di non firmare riletture pedissequamente fedeli alle versioni di partenza, né tanto meno di stravolgere i pezzi secondo il proprio gusto, ma piuttosto quello di percorrere il periglioso sentiero di mezzo che dovrebbe trasformare una cover nello specchio prezioso di due mondi diversi, la scrittura dell’autore originario e la personalità dei nuovi esecutori, beh, se gli intenti erano questi – “Takes” di Adem, “Fakebook” degli Yo La Tengo, “The covers record” di Cat Power e “Kicking against the pricks” di Nick Cave tra i modelli ammirati e citati esplicitamente – possiamo senz’altro dire che gli Airportman e Tommaso Cerasuolo hanno centrato in pieno il bersaglio!
Disco felice fin dalla scelta dei pezzi – tra indie-rock, new wave e cantautorato folk – “Weeds” restituisce in pieno la rilassata atmosfera domestica nella quale è stato concepito e registrato (quasi del tutto in istantanea: ciak e buona la prima!) e ci regala momenti di grande intensità, come l’inedita fragranza pastorale scovata tra le pieghe di “In between days” dei Cure, un trascinante battimani a scuotere “Natural kind of joy” dei That Petrol Emotion, “Black eyed dog” di Nick Drake vibrante come (se non più) dell’originale, una “The Killing moon” degli Echo & The Bunnymen dopata e scintillante al tempo stesso, una “Caught in between” di Micah P. Hinson a dir poco commovente… e a fare da deliziosa ciliegina sulla torta – quasi a voler conferire uno sguardo innocente al volto dannato del rock – l’apparizione finale di Daria, la figlia di Giovanni Risso, novella PJ Harvey in una candida “White chalk”!
Se il disco incanta, l’artwork è a dir poco favoloso: un guscio in cartoncino con, all’interno, il disegno schizzato di una session casalinga e, in copertina, parole attorcigliate tra loro come fili d’erba agitati dal vento della creatività.
Autore: Guido Gambacorta