Un gruppo di 29 (si, avete capito bene, ven-ti-no-ve!) svedesi, dal nome quanto meno curioso (ma la città catalana, come potete leggere di seguito, c’entra ben poco), alla conquista del mondo. Armati di melodie freschissime e purissimo spirito pop, sono già diventati (come prevedibile) un caso mediatico, pur avendo da poco pubblicato il disco di debutto, “Let Me Introduce My Friends“. Ne parliamo col “capo” dell’allegra combriccola, Emanuel Lundgren
Tutte le persone che v’hanno visti in concerto dicono di essere stati tutto il tempo con un sorriso stampato in faccia. Credo che “gioioso” sia l’aggettivo più appropriato per i vostri live-show. Sei d’accordo? In che modo cercate di coinvolgere il pubblico?
Gioioso è una bella parola. Ma se dovessi aggiungere un altro aggettivo, direi “caotico”. Solitamente cerchiamo di coinvolgere il pubblico in maniera molto “fisica”: lo trasciniamo sul palco, o scendiamo noi tra la gente. Nel mio mondo ideale non c’è né palco, né transenne a dividerci dal pubblico
In qualsiasi band credo ci siano dei problemi tra i componenti del gruppo, riguardo le decisioni importanti da prendere. Non oso immaginare cosa possa succedere nella vostra band! Sei tu che tieni la situazione sotto controllo? Come fanno a prendere delle decisioni sulla band, gli I’m From Barcelona?
Ovviamente io sono quello più coinvolto quando si tratta di prendere delle decisioni importanti. E’ impossibile che ci sia una democrazia totale in una band così numerosa! Ma abbiamo diversi “settori” di cui ci sono i rispettivi responsabili: c’è chi si occupa del merchandising, chi deve disegnare gli “stage-plot”, chi deve comprare i coriandoli, e così via… La cosa importante è che la band è nata innanzitutto come un gruppo di amici, e non come gruppo di musicisti.
Quando penso a Barcellona, penso a qualcosa di solare, caldo, colorato, vivace e un po’ incasinato. Avete scelto questo nome per la band perché la vostra musica ha qualcosa in comune con il mood della città catalana?
In verità nono ero mai stato a Barcellona, quando ho pensato al nome per la band. Le similitudini sono solo una coincidenza. Il nome è preso da una frase-tormentone di uno dei personaggi di “Fawlty Towers” (sit-com inglese degli anni ’70, ndi)
Credo che “Love is a feeling that we don’t understand, but we’re gonna give it to ya” (da “We’re from Barcelona”) è uno dei versi più belli che abbia mai sentito in una canzone… lo potremmo addirittura considerare come una “sintesi” della filosofia degli I’m from Barcelona?
Beh…diciamo che ho provato troppo a lungo a capire l’amore, per poi rendermi conto che non è fondamentale sapere davvero come funziona. E’ lo stesso concetto per cui non ti serve capire come funziona il motore di un’automobile per poterne guidare una. Forse potrebbe essere una sintesi per la nostra band…ma probabilmente è un po’ troppo ambizioso.
Ho apprezzato anche il testo di “Rec & Play”, dove canti “Feeling like a tape recorder / stuck between rewind and forward”… mi sembra una bella metafora sui ricordi. Cosa t’ha ispirato per questo pezzo?
Volevo semplicemente parlare della difficoltà di “afferrare l’attimo”, di catturare l’essenza di una giornata (aggiungi tu un altro possibile clichè del genere). Penso semplicemente che sarebbe bellissimo avere un registratore che possa registrare la nostra vita, così da poter rivivere certi momenti…
Anche se la vostra musica è perlopiù “positiva”, ci sono delle tracce di malinconia in molte canzoni… mi chiedo come possano “sopravvivere” questi aspetti più “intimi” delle canzoni, quando a suonarle dal vivo ci sono così tante persone…
E’ qualcosa su cui stiamo lavorando. Ora come ora i nostri concerti sono come una sorta di grande bulldozer felice. In futuro mi auguro che riusciremo ad esprimere una maggiore varietà di emozioni.
Sinceramente, credi che la vostra band avrebbe ricevuto la stessa attenzione dai media, se fosse stata composta solo da 4 membri?
No. E’ così che funzionano i media. Guarda al caso di Pete Doherty o a cos’è successo quando Britney si è rasata la testa. A quel punto la musica c’entra ben poco…
Qual è il tuo background musicale? Quali sono i dischi con i quali sei cresciuto?
Ascoltavo i dischi dei Beatles di mia madre quando ho iniziato a scrivere canzoni. E ascoltavo anche le canzoni scritte da mia madre. Negli anni ottanta ero fissato con l’heavy metal, poi mi sono avvicinato al prog-rock. A poco a poco si è amalgamato tutto ed ho scoperto Prince e Joni Mitchell. Al momento sinceramente non so dirti precisamente quali sono i miei gusti musicali
Recentemente avete suonato in Italia. Ci racconti qualcosa di quest’esperienza? V’è piaciuta?
C’è piaciuto tantissimo. Non ero mai stato in Italia. Il cibo e la gente erano fantastici!
Autore: Daniele Lama
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