Konstantin Gropper, uno degli artisti più cerebrali della rinascita musicale tedesca di questi anni, con tre album in studio di successo, colonne sonore, musica per teatro e numerose collaborazioni con diversi artisti tedeschi, è diventato uno dei personaggi influenti nella scena musicale teutonica.
Con il suo quarto album, Love, successore dello spettacolare The Scarlet Beast O’Seven Heads, dedicato ai temi dell’Apocalisse, Gropper si è candidato ad affrontare il tema “probabilmente il più difficile di tutti, se lo si prende sul serio”, ovvero l’amore.
E per questo ha scelto una svolta inaspettatamente pop, ma naturalmente si tratta di un pop raffinato e denso di ricerca.
Fin qui la ricerca musicale e in genere creativa lo aveva portato sui lidi più strani e inesplorati, ma qui si è cimentato con un modo di scrittura meno criptico e complicato. “Penso che ogni album sia in qualche modo una reazione o risposta a quello precedente. Questo è il mio disco più intimo, perché mi vedo più come songwriter che come produttore. Ho scritto in un modo molto tradizionale – chitarra o piano – senza l’intero sound già designato. Ho scelto la rotta principale a tentativi, ed è qualcosa che spesso mi ha spaventato in passato. Così questo è il disco che suona più positivo ed è il più spontaneo”.
E di positività e spontaneità sono pieni questi pezzi pop, che ricordano nelle ritmiche più dinamiche da vicino gli Smiths, già vicini all’universo creativo di Gropper.
Benchè la prima band risalga ai 14 anni, nel tentativo di emulare Sonic Youth e Nirvana, nel tempo le canzoni di Get Well Soon, come adesso si fa chiamare Gropper, hanno assunto un’identità altra intorno ai suoi 25 anni, quando ha scelto di cominciare a scrivere e produrre da solo.
Nel 2008 il suo esordio, Rest Now, Weary Head! You Will Get Well Soon, si è piazzato alla Top 30 delle classifiche tedesche, e lo ha fatto consocere a riviste musicali francesi e inglesi.
Dopo alcune colonne sonore (fra cui Palermo di Wim Wenders) Vexations è uscito nel 2010, e poi nel 2012 il suo album sull’Apocalisse, che lo ha portato alla massima creatività artistica. Allora i riferimenti erano Arcade Fire, Rufus Wainwright, Richard Hawley e The Divine Comedy. Con Love, la svolta pop ha portato anche un nuovo pantheon di ispiratori, tra cui si sentono echi di Tom Petty (It’s Love), Marvin Gaye (I’m Painting Money), Smiths (Marienbad, It’s a Mess), Prefab Sprout (It’s a Tender Maze), Fleetwood Mac (It’s a catalogue) , Simple Minds (Young Count Falls for Nurse), mentre per lo storytelling dei testi si muove tra i racconti di Rosamunde Pilcher, all’autore e regista tedesco Alexander Kluge.
Probabilmente il singolo It’s Love, Eulogy, It’s A Mess e Marienbad sono la cifra più evidente di questo pop elaborato e mai banale che Gropper cerca in questo disco: canzoni apparentemente facili, dalle sonorità immediate, ma non eslcudenti una ricerca sofisticata, che si nota solo nei particolari.
L’album non farà gridare al capolavoro, ma è suadente, e ti corteggia di continuo con una melodia intrigante, esaltata dalla voce cavernosa e piena di Gropper, capace di rendere anche le sonorità più semplici molto profonde e intense. Qui più che mai Gropper ha evitato bene di cadere in troppo cerebralismo ed ha “sporcato” molta della sua ispirazione letteraria con puro flusso di impeti emotivi, che pur non venendo mai “gridati” lasciano all’ascoltatore una piacevole sensazione.
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autore: Francesco Postiglione