Nei luoghi comuni della critica musicale è consuetudine, quando si vuole indicare una songwriting che sgorga spontaneo e cristallino, riferirsi ai soliti quattro o cinque autori: diciamo Lennon, McCartney, Wilson….e il quarto mettetelo voi! Si tratta di una elite di personaggi appartenenti per lo più all’epoca d’oro del pop a cui da qualche anno a questa parte, da quando l’opera degli Xtc è stata in qualche modo storicizzata, si è unito anche il buon di Andy Partridge. Magari fra dieci o quindici anni sentiremo citare al fianco di questi nomi anche quello di James Mercer benchè attualmente Jimmy sia sconosciuto ai più.
La sua band, gli Shins è formata da un gruppo di nerd americani con la fissa, guarda caso, per Beach Boys ed Xtc. Due anni fa hanno dato alle stampe un album (Oh, Inverted World!) che da molti viene considerato un capolavoro e oggi si ripresentano con questo Chutes Too Narrow che ne riprende e ne approfondisce alcune delle intuizioni migliori. L’album in questione è un vero e proprio scrigno delle delizie, un scatola di dolci da cui risulta impossibile scegliere quello prediletto; un balocco dal quale, una volta iniziato a trastullarsi, diventa difficile staccarsi. Le canzoni, dicevamo, prendono spunto dai classici del passato, ma vengono sempre reintepretate secondo la tradizione obliqua dell’indie americano.
Dall’iniziale e bellissima Kissing The Lipless si capisce subito che i ragazzi non scherzano. La melodia inizia soffice sugli accordi di una chitarra acustica, finchè la voce di Mercer non irrompe in quell’afflato convulso e tipicamente “loser” che anni fa imparammo ad amare nei Pavement. Ma la tavolozza in dotazione agli Shins dimostra di essere più vasta del previsto. Si passa dagli accenti “roots” di Gone For Good alla psichedelia in salsa wave di Mine’s Not A High Horse. Con Saint Simon viene scolpita una piccola sinfonia, con tanto di campane e cori angelici, che recupera la strutture sofisticate care a Burt Bacharach. E tutto questo accade prima di giungere a Fighting In A Sack, ovvero una di quelle perfette pop song di cui vale la pena ricordarsi quando si stila l’elenco delle migliori canzoni dell’anno.
Nulla è scontato nei 35 minuti (appena, verrebbe voglia di dire!) di questo Chutes Too Narrow. Rispetto al precedente lavoro James Mercer abbandona parte della sua vena visionaria a favore di una scrittura più asciutta e senza tempo; ogni nota sembra messa al suo posto per incantare e per farci interrogare su quanto tempo passerà prima che il mondo si accorga di avere trovato un altro autore da inserire nell’olimpo dei grandi.
Autore: Diego Ballani