Si dice che l’imitazione sia la forma più alta di adulazione. Il fatto di essere imitati, o almeno di essere citati come influenza da altri, è preso spesso come un grande complimento dai musicisti. Il quartetto nord-irlandese è forse una delle punk band più influenti degli ultimi 25 anni dai loro inizi nella tormentata Belfast di fine anni 70, questa band fortemente politicizzata ha saputo creare un sound particolare che ha avuto, da allora, un bel tot di imitatori, a cominciare (per fama) dai Green Day.
Paragonati spesso, non sempre in maniera idonea, ai Clash, gli Stiff Little Fingers sono oggi ben lungi dalla loro fisica giovinezza. Posseggono tuttavia una padronanza sugli strumenti e sulla loro musica tale da potersi permettere di “bardarsi” e proiettare sul pubblico ben più energia di colui sul quale gravano 20 primavere meno di loro. Suonare dal vivo è ciò che gli riesce meglio. Pur essendo stati criticati per un paio di album recenti abbastanza debolucci, il loro ultimo “Guitar and Drum” è stato accolto già un po’ meglio dalla critica. Il pubblico però, inutile dirlo, è qui stasera non per questo ma per ascoltare vecchi classici come ‘Alternative Ulster’ e ‘Suspect Device’. Buona parte dei presenti forse a malapena si iscriveva all’asilo quando questi pezzi uscirono, eppure ne conoscono ogni parola, ogni riff. A memoria. E sotto questo punto di vista i 4 musicisti ormai brizzolati e sovrappeso non deludono le aspettative, e la gente fino alla fine non mostra segni di mancato gradimento. Piuttosto sono loro 4 a mostrare segni di stanchezza. Come dargli torto?
Ciononostante il concerto riesce che è un successone, gli Stiffs dal vivo sono ancora capaci di grandi show ed emozioni. Peccato che siano dovuti passare 25 anni perché il punk cominciasse a incassare il pedaggio ad esso dovuto.
Autore: David Westerlund