La Teiera di Russell esordisce con un album strumentale dalla moderna, dinamica struttura progressive i cui brani si pongono come quadri dalle immagini articolate e dai molti sottotemi al cui ascolto ciascuno può ritrovare una propria trama e personali emozioni, ed è ciò che la copertina suggerisce, del resto: una buona premessa che lascia all’ascoltatore il compito attivo che gli compete, tipicamente proprio nel post rock, nella psichedelia e nel progressive, a completamento della musica.
In quanto trio, La Teiera di Russell ha una struttura musicale snella e ciò contribuisce a rendere l’intero lavoro al passo coi tempi e fluido, mentre la dinamica dei brani procede tra fasi grandiose e momenti placidi ed evocativi con un andamento emozionale equilibrato che scandisce un racconto come detto tutto da interpretare – la lunga, crimsoniana ‘Dogma Quindici‘ – o strutture prog jazz elettriche d’impronta Perigeo – ‘Pezzo da 35‘ – infine il dittico post rock ‘Mathcalina/Brodo Primus‘.
Il gruppo insegue una libertà espressiva nel taglio fiabesco declinato in una struttura musicale compatta e rigorosa, con lo stesso spirito neopsichedelico dei Tame Impala, tenendosi lontano da registri scuri e forti tensioni romantiche, ed il risultato anche qui è incoraggiante.
Molto si sta parlando della giovane età dei musicisti di La Teiera di Russell: Pietro Caramelli (chitarra, 20), Tommaso Fia (tastiera, sintetizzatore, 22) e Paolo Bertazzoli (batteria, 18) ma la notizia più importante è che c’è in giro un gruppo progressive vitale che non ha intenzione di farsi rinchiudere nel ghetto del genere.
autore: Fausto Turi