La Leaf e i suoi musicisti ormai sono una garanzia di qualità indiscutibile. In verità questo bel lavoro della londinese Essie Jain, “The Inbetween”, è già uscito da qualche mese negli USA per la label Ba Da Bing. La Leaf Label, memore dell’ottimo album di esordio della Jain, ”We Made This Ourselves”, ha deciso di dare un seguito anche in Europa alla musica di questa compositrice trasferitasi a New York, oltre che completare con due bonus tracks la release originale. Il disco è stato registrato in soli cinque giorni al Buddy Project dell’Astoria, dove Essie, rispetto a quanto fatto in passato, si contorna di una schiera di turnisti e alla sua voce e piano si aggiunge la chitarra di Patrick Glynn, corno francese, piano Rhodes, violoncello, clarinetto, tromba, basso e batteria. Le dodici tracce di “The Inbetween” sono tutte splendide e racchiudono più stili e stati d’animo. Se “We Made This Ourselves” è stato un lavoro introspettivo, per quanto riguarda il disco in questione si tratta di un’operazione di gruppo, coordinata dalla Jain e dove le influenze di bravi strumentisti si notano fortemente. Tra gli intrecci folk, indie e jazz, la voce di Essie è molto calda, a tratti struggente e teatrale e a volte anche seducente. Il piano scandisce la melodia portante delle tracce e costituisce la colonna vertebrale del disco; essendo inoltre l’unico filo conduttore tra i brani, lascia che su di esso si adagino gli altri strumenti, in particolar modo la batteria, piuttosto indirizzata verso il jazz e il blues, è il punto d’unione con l’indie-pop. A tal proposito un premio Oscar va ai meditati arrangiamenti e una nomination al missaggio calibrato. I sostenitori di Joni Mitchell, Pj Harvey e Joan As Policewoman, potrebbero scovare in Essie Jain un’inattesa e piacevole variante.
Autore: Luigi Ferrara