C’è una nuova stella a Londra. Si chiama Polly Paulusma e per molti è la cantautrice di maggior talento degli ultimi anni. Il suo nuovo album “Fingers & Thumbs” segue la scia del fortunato debutto del 2004, “Scissors In My Pocket”. Un disco che portò la musicista dal semianonimato alle porte del grande successo, facendo passare la giovane Polly dai concerti per pochi intimi nei club acustici londinesi ai grandi palchi come apripista di Bob Dylan, P.J. Harvey e Coldplay. E, addirittura, nel cartellone dei più prestigiosi festival inglesi, da Glastonbury al T In The Park.
Il primo album della chanteuse britannica colpì immediatamente per via di quella manciata di canzoni delicate come acquarelli: brani pop dal taglio intimista, con una sottile venatura folk. E subito fioccarono i paragoni con le più belle voci femminili degli ultimi trent’anni: da Joni Mitchell a Norah Jones passando per Suzanne Vega e Cat Power.
Ma dietro a quel successo travolgente, c’era una storia difficile che l’artista inglese è riuscita a superare grazie alla passione per la musica: un aborto spontaneo proprio mentre stava per celebrare l’uscita del suo primo disco. “Arrivai tardi alla festa di lancio di “Scissors In My Pocket” perché mi trovavo in ospedale”, ricorda. “E’ stato un momento molto difficile per me: da un lato c’era la vita e dall’altro la sua fine…”.
Rimettersi in pista, suonare dal vivo, immaginare nuove canzoni ha rappresentato l’inizio di una nuova vita, artistica e personale, per Polly Paulusma: “Scrivere e registrare il nuovo album sono stati a loro modo due processi catartici e mi hanno aiutato, come fa sempre la musica, a comprendere gli eventi della vita. La musica per me è il contesto, descrive la vita che non sta in superficie e mi aiuta a gestire quello che mi succede intorno”.
Superato il trauma dell’aborto, la cantautrice si è messa a pensare a un nuovo album. Un lavoro che ne riflettesse gli stati d’animo, che ne descrivesse le atmosfere interiori, ma che fosse anche in grado di mettere in luce tutto il suo talento di songwriter.
Mentre scriveva a getto continuo, provava in studio e testava da vivo le nuove composizioni, Polly era alla ricerca di un produttore che riuscisse a fotografare nitidamente l’universo musicale che si agitava dentro di lei.
Il nome giusto era quello di Ken Nelson. L’uomo che negli ultimi dieci anni ha firmato alcuni dei dischi più importanti del pop inglese, da “Parachute” dei Coldplay a “The Hour of Bewilderbeast” di Badly Drawn Boy e “Bring On It” dei Gomez. “Avevo provato a lavorare sulle nuove canzoni con degli altri produttori, ma quando ho incontrato Ken per la prima volta ho avvertito immediatamente che sarebbe stato fantastico collaborare con lui”, racconta la minuta singer inglese. “Al di là del suo incredibile curriculum, ci siamo capiti all’istante e lui ha compreso al volo cosa stavo cercando di fare”.
Intanto, mentre è alle prese con le nuove composizioni, Polly rimane di nuovo incinta. Ancora una volta musica e vita vanno a braccetto. E la gestazione della sua piccola Valentine va avanti parallelamente a quella dell’album. “E’ stata un’esperienza fantastica, sotto il profilo emozionale e fisico. Ho potuto registrare con gioia quelle canzoni che avevo scritto durante un periodo particolarmente difficile e credo che questa tensione renda il disco più interessante. Dal punto di vista fisico, poi, ho avvertito tutti gli effetti benefici dell’essere incinta sia sulla voce che nella mia maniera di suonare. Il mio batterista mi ha chiesto di incidere tutti i prossimi dischi nello stesso stato!”.
Con una gravidanza in corso non ci si poteva certo dilungare in studio di registrazione e “Fingers & Thumbs” è nato in maniera molto rapida, in appena sei settimane. “Abbiamo registrato velocemente e la cosa ha sorpreso noi per primi. Sapevamo di star realizzando qualcosa di cui essere fieri. Si è trattato di un’esperienza creativa davvero magica e mi riterrò fortunata se riuscirò a sperimentare questa alchimia anche in futuro”.
“Fingers & Thumbs” è un disco intimo, emozionante sin dalle prime battute. Se nell’iniziale “Godgrudge”, Polly mette in mostra un’inedita vena da cantautrice rock, nella successiva “Where I’m coming from” è il suo lato romantico ad emergere senza indugi. Mentre “This one I made for you” è una lenta, ipnotica malia dalle trame sonore minimali cui fa da contrappunto il dinamismo ritmico di “Back To The Start”, il brano più solare del disco. Canzoni che Polly Paulusma ha portato dal vivo in Italia alla fine di ottobre. Il futuro sembra sorriderle. Lei lo vede così: “Voglio scrivere e pubblicare ancora molti dischi. Un giorno vorrei essere come Tom Waits, con alle spalle una meravigliosa serie di album e poi mi piacerebbe continuare a produrre altri artisti, un’esperienza che ho già fatto quest’anno, aiutando un giovane talento a completare il suo primo disco. Aiutando lui ho imparato molto sulla mia musica”.
Autore: Roberto Calabrò
www.pollypaulusma.com