Il nuovo, secondo album del progetto capitanato dalla cantante svedese Jonna Lee dal nome che è un gioco di parole: Iamamiwhoami, contiene 9 brani di suggestivo electro pop dalle tinte morbide e pensose ma cariche di mistero, tra le quali spicca la canzone intitolata semplicemente ‘O‘, dal buon potenziale commerciale e particolarmente capace di farsi ricordare, che si muove sicura sull’asse Röyksopp/Austra.
Interessante anche ‘U-1‘, nenia elettronica che ricorda molto talune sperimentazioni di Bjork, mentre ‘U-2‘ compie il salto nella dance tutto ritmo e suoni retrò ma con l’intelligenza di un dj creativo e attento ad evitare cadute di tono grossolane come James Holden periodo The Idiots are Winning; il ritmo è abbastanza sostenuto anche in ‘Clump‘, piacevole electro dance, mentre in ‘T‘ ed ‘Y‘ intravediamo le doti e la vocazione soul di Jonna Lee, che ricordiamo molto meno evidenti nell’esordio intitolato Kin (2012) – ascoltalo qui – ed ora però dobbiamo precisare che la bionda svedese aveva già pubblicato tra il 2007 ed il 2008 due album ed un EP a proprio nome di musica folk acustica, per poi sovvertire tutto con questa idea che porta avanti assieme al produttore Claes Björklund, il cui approccio all’elettronica eccentricamente sia dream pop che dark è una buona caratteristica degli Iamamiwhoami.
Non solo di musicisti si tratta, tuttavia, perchè questa band nasce come collettivo di arte multimediale con l’apporto di videomaker che realizzano lavori – strategicamente diffusi poi in internet nei mesi precedenti la pubblicazione del disco – per ciascun brano composto dai musicisti, contribuendo così a creare aspettative e mistero intorno a questo nuovo interessante fenomeno che in tempi di difficoltà a vendere i dischi con marketing tradizionale in effetti intriga e promette bene.
Bounty, come anche Home degli Austra, è un disco costruito intorno non tanto a singoli brani quanto ad un’idea estetica di suono, cui va dato merito di riuscire a mantenere intatto il mistero, a non cadere su scelte commerciali insostenibili, cosa evidentemente possibile anche nell’electro pop, oggi troppo spesso fin troppo omologato.
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autore: Fausto Turi