Fabrizio Coppola decide per Waterloo, suo terzo disco, un’apertura molto esplicita col brano intitolato ‘La Stupidità’ che parla delle ipocrisie che circondano la nostra società civile, non ultima il razzismo.
Con un incedere scandito, nello stile dei CSI di ‘A Tratti’, la canzone di Coppola elenca i mali sociali imputandoli in buona parte, se interpretiamo bene, non tanto alla cattiveria umana, ma piuttosto alla stupidità. Il videoclip di ‘La Stupidità’ è dedicato alla memoria di Abdul Salam Guibre, detto Abba, ucciso a sprangate a Milano un paio d’anni fa per il furto di un pacco di biscotti, e per immagini ricostruisce anche quel tragico avvenimento.
Il brano poi lancia il successivo ‘Respirare Lavorare’, singolo utilizzato in Primavera come inno nella campagna elettorale comunale da Stefano Boeri, oggi assessore alla cultura della giunta milanese Pisapia.
Coppola è un cantautore rock moderno che prende la tradizione cantautorale, un tempo molto presente sui temi sociali – oggi molto meno – la alleggerisce da taluni patetici eccessi espressivi degli anni 70 e vi aggiunge l’elettricità, tentando un difficile equilibrio tra i linguaggi indipendenti e quelli mainstream; il tutto in una forma decisamente asciutta, che in effetti salva il disco dall’ordinarietà radiofonica e dagli arrangiamenti facili tipici dei cantautori nazionali contemporanei oggi per la maggiore, malgrado l’asciuttezza sia anche un limite di Waterloo, disco troppo neutro nella forma, privo di una propria chiara caratterizzazione musicale, cosa per altro alla quale Fabrizio Coppola non sembra troppo interessato.
Eppure la bellissima voce, i buoni testi che ricordano quelli di Diego Mancino o Lele Battista, risaltano soprattutto negli episodi minori, nelle cui pieghe si cela il meglio del disco: brani come l’intima, acustica e molto classica ‘L’Altalena’, con un ritornello decisamente nello stile di Manuel Agnelli, o ‘Verso Casa’ e ‘La mia Rovina’, che fanno da cuscinetto tra i pezzi rock ma vivono anche di un proprio forte significato.
‘La Ballata dell’Uomoformica’ e ‘Ancora Vivo’ sono due episodi abbastanza riusciti, entrambi romantici, che scontano però quella che in precedenza definivamo eccessiva asciuttezza e classicità, mentre ‘Al Suolo’ ritorna sul sociale: invettiva rock sul falso progresso, sulla sperequazione sociale, e l’omonima ‘Waterloo’ è davvero coinvolgente, riuscendo una volta tanto ad andare più a fondo, con un suono meno scontato e un testo non immediatamente decifrabile.
Autore: Fausto Turi