Immanuel Casto. Basta solo pronunciare il suo nome per evocare ogni tipo di pensiero, naturalmente erotico. Chi non conosce il neo-re del Porn Groove (genere praticamente inventato da lui)?
Anche se ha iniziato a farsi conoscere soltanto nel 2004, vanta una foltissima schiera di adepti, che lo osannano durante i concerti e seguono ogni suo passo nel web, facendo schizzare i suoi video in testa alle classifiche delle visualizzazioni di Youtube. Si, perché anche se i suoi video hanno difficoltà ad essere trasmessi dalle emittenti musicali per via dei contenuti forti, su internet, invece, liberi da qualsivoglia censura, praticamente spopolano.
Qualche esempio? Si va da “Quant’ è bella la cappella”, ovvia parodia del mondo clericale, a “Escort 25”, la storia di una venticinquenne che fa la escort, passando per “Crash”, brano d’ispirazione informatica che è tutto un doppio senso (“Aprimi il pc/Montami la ram/riempimi di spam/” … non male, eh?)
Attenzione, però. Le sue canzoni provocatorie non sono soltanto fini a se stesse ma rimandano ad un messaggio molto più profondo, che vuole essere quasi di denuncia nei confronti di una società corrotta e sempre più piegata alla logica de “il sesso vende”.
Ma allora, chi è veramente Immanuel Casto, al secolo Manuel Cuni? Un musicista che si diverte a prendere in giro tutti gli scandaletti erotici di cui è fatto il nostro paese tanto per riderci su, oppure una persona che attraverso le proprie canzoni vuole cercare di comunicare qualcosa di importante?
Per avere la risposta a questo dilemma, basta leggere qui sotto.
Partiamo dal nome. La scelta di farti chiamare “Casto” mi fa venire in mente quella di Patty Pravo, che scelse questo suo pseudonimo per riportare alla memoria le famose “anime prave”. Quindi, perché proprio “Casto”?
“Casto” deriva dallo pseudonimo “Casto Divo” che i fan mi hanno conferito all’inizio della mia carriera, in riferimento all’immagine spesso austera e alle mie scelte lessicale auliche, in contrasto con la natura dei miei testi. Ho scelto Casto come “cognome d’arte” proprio per valorizzare questo apparente paradosso.
Da dove prendi ispirazione per scrivere le tue canzoni (sia per quanto riguarda le melodie che i testi)?
Le ispirazioni alle base dei miei testi sono molteplici, ma il punto di partenza è quasi sempre l’osservazione della realtà. Inoltre c’è una forte componente liberatoria. Visto l’effetto spesso brillante ed ironico può sembrare eccessivo dirlo, ma sono convinto che ascoltare i miei brani abbia un effetto catartico, in un clima di moralismo come quello attuale.
Hai mai ricevuto critiche dure per i tuoi testi? Quanto giochi sull’ironia e la provocazione?
Assolutamente sì. Ogni giorno. Perché utilizzo l’ìronia e la provocazione, ma soprattutto perché non do giudizi e questo disorienta gli ascoltatori più superficiali. Mi spiego meglio: se nei mie testi denunciassi apertamente qualcosa dicendo “questo è sbagliato” tutti capirebbero la mia posizione, ma l’effetto sarebbe estremamente banale ed in contrasto con il mio atteggiamento di apertura e non di giudizio. Io racconto ciò che vedo, si tratti di prostituzione, violenza o droga. Sta all’ascoltare trarre le sue conclusioni. A qualcuno può quindi sembrare che io dia la mia approvazione a certi comportamenti, poiché non emetto nessuna sentenza. Chiaramente anche io ho un’opinione, ma è implicita.
Pensi che il forte contenuto ‘sociale’ dei testi dei tuoi brani arrivi al pubblico, oppure sei dell’opinione chi ti ascolta non comprenda pienamente le tematiche da te affrontate?
Dipende. Il mio pubblico è eterogeneo e lo è anche il modo in cui il mio lavoro viene recepito. C’è chi coglie ogni aspetto della mia poetica, ma c’è anche chi vuole solo divertisti cantando testi forti e liberatori.
Quale artista (italiano o internazionale) dell’odierno panorama musicale preferisci? Con chi ti piacerebbe collaborare?
I miei riferimenti musicale sono moltissimi, ma si tratta principalmente di artisti internazionali. Questo perché non mi ritrovo nella tendenza italiana a far coincidere (almeno apparentemente) la personalità artistica con la personalità vera e propria. I reality ne sono un esempio lampante. Chi viene a miei concerti non vuole vedere Manuel Cuni, ma il progetto Immanuel Casto.
Per quanto riguarda nel dettaglio le influenze musicali ti posso dire Justice, Daft Punk, Aphex Twin, Depeche Mode, Gary Numan e Madonna. Se potessi decidere con chi collaborare in Italia non saprei dirti chi. Ho la presunzione di pensare che ciò che faccio abbia una sua unicità.
Quali progetti hai per il futuro? Come sviluppi il tuo processo di produzione dello spettacolo e degli album? Produci molti videoclip…
Attualmente siamo in giro con un grosso tour di cui siamo molto soddisfatti. A fine anno porteremo avanti, invece, la produzione dell’album, che voglio fare uscire nei negozi all’inizio dell’2011. Si intitolerà “Adult Music” ed è un disco di cui sono veramente orgoglioso. Ovviamente molti dei brani al suo interno verranno promossi con un video clip. L’immagine per me non va solo a compendio del progetto artistico, ma ne è una componente imprescindibile e lo stesso vale per i miei concerti. La componente visiva è fondamentale ed è ciò che li trasforma in “messe pop”.
Autore: Veronica S. Valli
immanuelcasto.it